Ti immagini se io non avessi messo una coppia nel film? Nessuno si identificherebbe. Quando tu devi raccontare una storia, devi sempre raccontare la storia di una coppia. Perché se no alla gente… non gliene frega niente dell’Africa, quello che gli interessa è sempre il problema della coppia, capito?
(Marco Ferreri parla di un suo film)
1000 volt tutti insiem
ciao, sono inattuale, quindi sulle cose ci ragiono e ci arrivo mesi dopo. ad esempio:
sulla frase del poliziotto della diaz* che ha detto “lo farei 1000 volte” nessuno, che io sappia, ha preso la cosa alla lettera.
cioè che lui sarebbe disposto veramente a farlo 1000 volte.
l’idea secondo me può ispirare un film di quelli che escono ogni anno e che in sostanza scopiazzano philip dick da 60 anni. cioè del personaggio che è intrappolato in un loop in cui si ripete sempre la stessa scena. in questo caso il nostro protagonista è un poliziotto che entra alla diaz. la prima volta è dura e sorprendente, succede di tutto e nemmeno capisce bene dov’è finito. l’incubo sembra finito, ma si ripete una seconda volta. poi una terza, una quarta.
alla ventesima il poliziotto capisce che è sempre la stessa scena (prima pensava a coincidenze) e allora cerca di comportarsi diversamente. fino alla cinquantesima si diverte, poi inizia a stancarsi un po’.
ora, nella realtà, probabilmente, così come ha dichiarato, potrebbe rifarlo mille volte e poi dormire meglio di me la notte, però rendiamo il film più interessante** quindi facciamo quella cosa dell’Evoluzione del Personaggio (EVOLUZIONE TRAMICA IN ATTO, OCCHIO).
alla trecentesima ripetizione il poliziotto è come una marionetta disperata che ripete gli stessi gesti schiavo del destino, tipo coreografia di pina bausch. manganella, corpo che schizza sangue, manganella, corpo che schizza sangue, manganella manganella manganella.
il nostro piagnucola mentre manganella le zecche della diaz, la volta successiva è sempre più stanco, poi smette di agire, si lascia andare, si mette in un angolo e piange.
a questo punto però i suoi colleghi lo scambiano per uno dei giovinastri della diaz e iniziano a manganellarlo e sfotterlo, e lui scopre che stare dalla parte della vittima è effettivamente peggio. allora si dice: “e no che cazzo, tanto vale…” e ricomincia a manganellare.
la parte finale diventa tipo predator, lui che vede solo corpi da colpire, sangue, sudore, non c’è più trama, solo manganellate, schizzi di sangue, gente che piange, poi titoli di coda e un fotogramma subliminale con una foto di massimo d’alema.
oppure una versione musical, stesse scene ma montate come quelle della coreografia degli spazzacamini di mary poppins.
*c’è questa sindrome, a sinistra, di cercare di mettersi nella testa dell’altro sempre a tutti i costi, anche quando è impossibile. perché pure quando siamo poveri pensiamo da borghesi che dobbiamo capire il popolo e quindi silenzio compagni, facciamo parlare il compagno poliziotto, sentiamo cosa ha da dire. poi il compagno poliziotto dice cose che sembrano uscite da un racconto di lovecraft, allora quelli di sinistra cercano di capire: no un momento, cerchiamo di capire perché vuole spellare vivo un negro, impalarlo e bruciarlo lentamente. ci sarà una ragione, facile etichettarlo come un gesto violento, crudele e razzista. che snob che siete, voi che non volete capire i nostri compagni del popolo. in realtà è questa la vera posizione snob, di chi si pone di fronte agli altri come un etnologo dell’800 che vuole capire l’indigeno, e non lo tratta da pari. perché tra pari, se uno dice una puttanata, quella resta una puttanata. non mi importa se sei più povero o sfigato o ignorante di me. hai detto una puttanata. anche in questo caso del poliziotto della diaz, allora cerchiamo di capire. all’epoca avevamo pensato che era stato un inferno anche per loro, perché caino e abele e in ogni crimine le vittime sono due e via dicendo. quindi chissà come avrà vissuto questi anni, povero poliziotto vittima del sistema che la mattina si deve alzare presto per andare a difendermi dai cattivi. chissà che brutti sogni, chissà le scene davanti allo specchio a chiedersi chi sono, i litigi con la moglie che non capisce, le citazioni di pasolini e tutte queste cose da film italiano insomma. invece no. scopriamo che lui si è goduto la cosa alla grande e la rifarebbe 1000 volte e che la maggior parte dei suoi colleghi approvano le sue parole, sono d’accordo con lui. io al solo pensiero di farla due volte un’esperienza del genere mi cago sotto. sarei uno strelnikov (scusate amici del popolo ma cito un libro) moltiplicato 1000. alla terza volta forse ci potrei arrivare, e con uno sforzo incredibile, forse arriverei anche alla quarta o quinta, ormai in preda a tremori, incubi da sveglio, colon irritabile, e inizierei a fare i conti per i futuri anni di psicoterapia. ma 1000 volte? entrare 1000 volte alla diaz? mi sembra impossibile.
**ricordo un’intervista a vicari, il regista del film diaz, dove spiegava che per la sceneggiatura si era basato sugli atti del processo e che il personaggio interpretato da claudio santamaria, lo sbirro che ha i dubbi, che sente che forse stanno esagerando, era inventato, perché dal processo era emerso che nessuno aveva avuto scrupoli, ma che la cosa sembrava poco credibile e quindi nel film si erano inventati questo personaggio. cioè la realtà era troppo assurda e quindi, nella finzione, avevano aggiustato un po’ il tiro.
In quanto esperto di carabinierismo mi si chiede un parere sul nuovo calendario dei carabinieri 2016 a tema “i carabinieri e le arti”, dove in sostanza i carabinieri vengono inseriti in opere famose di Van Gogh, Monet, Modigliani, Toulouse Lautrec e altri.
Ricordiamo che quest’anno i carabinieri sono stati decorati della Medaglia d’Oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, “per l’opera svolta a salvaguardia del patrimonio culturale italiano e internazionale”.
Cosa ne posso pensare?
In quanto appassionato di carabinierismo – nonché parte della direzione del MAI, Museo Arte Involontaria – sono del tutto contrario e disgustato.
Salvaguardia? Puah.
Meno salvaguardia, più avanguardia: questo è – ed è sempre stato – il motto del carabinierismo.
E’ arte mettere un carabiniere dentro il quadro di un altro? No: è svilire il suo essere non artista, ma opera d’arte. Che senso ha mettere un’opera d’arte dentro un’altra opera d’arte? E se anche avesse senso, non è proprio questo il problema? Non è l’assenza di volontà alla base del carabinierismo storico e contemporaneo?
Il carabinierismo è benaltro, non questa orrenda arte di Stato, istituzionale, forzata, che non fa altro che ingabbiare le infinite e imprevedibili possibilità del carabinierismo. Tanto che, come al solito, c’è più carabinierismo nella foto dei carabinieri con il calendario dei carabinieri in mano che nel calendario stesso.
Sono altre le opere dei carabinieri che fanno arte, che rompono, che disturbano, che stimolano, che provocano e che in alcuni casi perfino manganellano.
In quest blog, per conto del MAI, Museo Arte Involontaria, ne abbiamo parlato spesso (ma non abbastanza: è che poi è nata quella pagina Facebook simile e mi sono depresso, sigh) e probabilmente continueremo a farlo.
Ma rifiutiamo con forza e vigore la cosiddetta corrente del calendarismo, istituzionale, statale, del tutto contraria ai principi del MAI e del vero carabinierismo, che sgorga dalle fotocamere digitali chiaro e cristallino come acqua di fonte, nei secoli anonimo.
Ricordiamo alcune opere e correnti di cui abbiamo parlato in quanto curatori temporanei del MAI:
- Un martello nel cervello
- Un’opera provocatoria
- Biciclettismo
- Inspiegàbile agg. [comp. di in-2 e spiegabile] <–manifesto involontario del carabinierismo
- Testimonial 2012
- Generazione perduta 2014
- Siccome poi mi dite che non parlo mai della polizia
- in generale i post a tag “arte”
Io spero che un giorno qualcuno abbia la geniale idea di prendere i migliori post del forum di alfemminile.com – unica vera grande opera letteraria italiana del secolo XXI – e farci un libro (e ovviamente i soldi, alla faccia mia)*.
Suocera che puzza. non ce la faccio più
Buona sera a tutti,
Scrivo perché ho un problema molto delicato che mi trovo ad affrontare. Sono fidanzata da circa un anno che un uomo meraviglioso che amo più della mia stessa vita. Purtroppo ha una situazione familiare un po complicata. Lui è figlio unico e vive con la mamma 70enne una donna egoista e sporca. Puzza da morire, ha la casa un porcile, vestiti che non lava, pentole e tegami sempre incrostati e lei non si lava. Però spende un mucchio di soldi ( lo stipendio del figlio) per andare a mangiare nei ristoranti e per comprare vestiti. Non si cura affatto della sua igiene personale. Non ha la doccia. Di conseguenza anche il mio ragazzo si lava a pezzi. E delle volte anche su di lui si impregna quel l’odore nauseabondo. Negli ultimi tempi lui sta dormendo a casa mia e con una scusa cerco sempre di fargli fare la doccia. Di lavargli delle maglie quando mi è possibile. Inoltre gli ho consigliato una donna delle pulizie per sua madre con la scusa che è una persona anziana e non è giusto che si affatichi. Insomma ho cercato di usare quanto più tatto è possibile perché mi rendo conto che è una situazione alquanto delicata. E delle volte mi sento in imbarazzo a presentare sua madre agli altri proprio perché quel l’odore di sporco e di vecchio si sente fortemente. Inoltre il mio ragazzo sta avendo una forma di psioriasi al cuoio capelluto. Che consigli mi date? Io non so più che fare!!!
*ho fatto anche la copertina:
Capita così: da piccolo ti piace il cinema, ti guardi un sacco di film, i tuoi ti regalano videocassette, abbonamenti a riviste sul cinema, sogni di fare il regista. Poi cresci. Fai le scuole, scopri persone appassionate come te con le quali scambiare film e opinioni, oppure scopri Internet, finché un giorno… ti laurei.
E inizi a parlare così:
Il romanticismo dell’impresa si sbrindella in uno schema che de-genera nella possibilità della vita, perché outlaw ed official heroes non sono altro che ipostasi di un medesimo nucleo esistenziale che si declina nelle forme putride del canone visivo storicizzato: quando sceriffo e fuorilegge solo in apparenza si scambiano ruoli rendendo in realtà una nuova possibilità alla normale traccia della saturazione narrativa, si realizza una formalizzazione che, inserendosi in una evidenza di classicità strutturale, inserisce la perpetua sconfitta come progressione nella vita.
I tuoi genitori non ti riconoscono e si chiedono: veramente abbiamo pagato per questo? Ma non era meglio se faceva l’ingegnere?
La frase citata non è una mia invenzione, è un brano preso a caso – di sicuro ce ne sono di più surreali – da una recensione di un film western di un famoso sito… diciamo così (per i curiosi, c’è Google).
Non sono manco emuli di Enrico Ghezzi, perché almeno lui si è inventato una sua poetica, un suo linguaggio, un suo mondo. E’ più vicino alla poesia che alla filosofia. Questi sono ragionieri dell’arte, studenti insomma.
Ma poi perché la gente si laurea? Cosa succede dentro le università? Perché leggere Bergman, Hitchcock o Tarkovskij che parlano di cinema è così bello e illuminante e invece leggere gli studenti fa venire voglia di cavargli gli occhi, fare un rogo di libri e vietare l’istruzione?
Ma prima che questo possa sembrare un post serio dove me la prendo realmente per qualcosa (non sia mai), passiamo direttamente alla fase in cui svacco e faccio ridere…
Ecco una selezione di ossessioni dei critici cinematografici (appartenenti alla macro-categoria degli studenti) e il modo di usarle nella vita quotidiana. Per capirci, sono quelli che invece di dire “la trama”, di solito dicono “la dimensione tramica”.
In questo breve manuale riporto la frase – sempre presa da recensioni reali – e un esempio pratico di utilizzo, come si fa nei corsi di lingue straniere.
“L’evidenza lampante della struttura tramica”
(dalla recensione di “L’amore non va in vacanza”)
ESEMPIO:
- Buongiorno, vorrei un maglione.
- Guardi questo, le piace?
- Mah, non mi sembra granchè veramente.
- Forse perché non l’ha guardato da vicino.
- Dice?
- Provi ad avvicinarsi, guardi meglio.
- Santo dio! Che tessuto! Devo arrendermi all’evidenza lampante della struttura tramica!
“dissolvenza tramica”
(dalla recensione di “Vento di terra”)
ESEMPIO:
- Insomma l’altra sera sono uscito con questa tipa…
- Ah sì sì, quella di cui mi hai parlato.
- Sì
- Quella che hai conosciuto in palestra.
- Esatto. E insomma usciamo… mi sembrava un po’ strana.
- Strana come?
- Eh, un po’ mascolina diciamo. Però simpatica, carina… sai com’è?
- Sì sì, ho presente.
- Beviamo un bel po’, poi andiamo a casa sua…
- E poi? E poi?
- Beh quando si spoglia… Ahah non so come dirtelo.
- Dai, dillo e basta!
- Eh, insomma, diciamo [facendo le virgolette con le dita] “dissolvenza tramica”!
“esposizione tramica piatta e banale”
(dalla recensione di “Cose di questo mondo”)
ESEMPIO:
- Giggino, bello di papà. racconta a papà com’è andata a scuola oggi, dai! Cos’avete fatto con la maestra? Dillo a papà! Racconta, racconta!
- La maeta ci ha fatto giocale…
- Giocare, Giggino. Giocare.
- Ci ha fatto giocare con le palline colorate.
- Mh. E poi?
- Poi abbiamo fatto merenda.
- Ho capito. E a seguire?
- Dopo merenda abbiamo giocato con le palline colorate ancora… E poi il riposino.
- Tutto qua?
- Sì.
- Mah, esposizione tramica piatta e banale, Giggino.
“la corrispondenza tramica offende nella sua elementarietà”
(dalla recensione di “Crash – Contatto fisico”)
ESEMPIO:
- Sai Anastasia, io trovo molte affinità tra noi due…
- Davvero? Oh tesoro, grazie.
- Mi piace il tuo essere spirituale ma allo stesso tempo molto lucida, razionale, sei una persona semplice e profonda allo stesso tempo, quelli che apparentemente sembrano difetti in te si rivelano qualità, sei talentuosa, altruista, generosa…
- E a me piace il tuo cazzo.
- Eh?
- Mi piace il tuo cazzo! Davvero!
- Scusa se te lo dico Anastasia ma la corrispondenza tramica offende nella sua elementarietà.
- Eddai, non ti offendere!
- Eh…
- Pensavo di farti piacere!
- No guarda, non ne parliamo più. Lasciamo stare.
“la necessità tramica”
(dalla recensione di “Nightwatching”)
ESEMPIO:
- Din don!
- Chi è?
- Signora mi apra!
- Che c’è? Chi è?
- Devo entrare!
- Perché?
- Signora mi sto cagando sotto, apra!
- Ma vada ai bagni pubblici!
- Non ci sono.
- Al bar!
- E’ chiuso.
- La faccia dietro un cespuglio.
- Non ci sono cespugli, siamo in un’immaginaria periferia priva di verde pubblico. Apra! Apra!
- Ma ha necessità tramica?
- Sì! Non so più come dirglielo!
- [rumore del portone che si apre]
“non convince l’esasperazione tramica”
(dalla recensione di “21 grammi”)
ESEMPIO:
- Buongiorno! Scusi se la disturbo, ma ha mai pensato a Dio?
- No guardi, non ho tempo…
- Solo un attimo. Lei legge la Bibbia?
- Beh, non abitualmente, l’ho letta da bambino e…
- E cosa ne pensa?
- Ha delle parti interessanti diciamo. Eppure…
- Eppure?
- Guardi, se proprio devo dirle la verità non convince l’esasperazione tramica.
- Posso lasciarle un volantino?
- Come crede. Arrivederci.
“ambiguità tramiche di ardua collocazione”
(dalla recensione di “Two sisters”)
ESEMPIO:
- Vincè dove lo metto questo? Non c’è posto, è tutto un casino qua. Ci sarebbe uno spazio ma…
- Che c’è?
- Non capisco se ci sta. Entrare sembrare entrare ma…
- Ma?
- Non so Vincè, non vorrei offenderti.
- Ma cosa? Dillo.
- Non so, è che qua ci sono ambiguità tramiche di ardua collocazione. Ecco, l’ho detto.
“una scorza tramica apparentemente stereotipata”
(dalla recensione di “Blu profondo”)
ESEMPIO:
- Ciao ragazzi, cosa vi porto?
- Io una birra media.
- Io un Montenegro con ghiaccio.
- Ghiaccio e arancio?
- Mah, non so, l’arancio… mi sembra banale.
- Solo una scorza magari.
- Eddai non farti pregare, fidati della signorina!
- Mah, va bene. Come vuoi. Mettici anche una scorza di arancio.
- [la cameriera torna con i bicchieri]
- Beh, sembravi dubbioso sulla scorza… com’è?
- Sai che ti dico? E’ splendida!
- Davvero?
- Giuro. E’ una scorza tramica apparentemente stereotipata, classica da bar di scarsa qualità. E invece mi permette di gustarmi il mio drink al meglio! Devo proprio ringraziare quella cameriera!
“esposizione tramica lineare e impetuosa”
(dalla recensione di “Corpi impazienti”)
ESEMPIO:
- Gianni!
- Cosa?
- GIANNI!
- Ti sento, non urlare! Che succede?
- Chiudi la finestra, c’è l’esposizione tramica!
- E allora? A me sembra normale! E’ lineare!
- Ma è anche impetuosa!
- Davvero?
- C’è l’allerta della protezione civile: “esposizione tramica lineare e impetuosa”
- O santo cielo!
“non si intenda però il mero dato tramico”
(dalla recensione di “The Village”)
ESEMPIO:
- Guardi, veniamoci incontro. Se li prende tutti facciamo 160 e buonanotte.
- Lei mi sta tentando.
- E’ un affare per entrambi eh, veramente.
- 160 per tutti?
- Sì.
- Netti?
- Certamente.
- Consegna gratuita?
- Ma ci mancherebbe, certo.
- Tutto compreso?
- Tutto compreso. Però…
- Cosa?
- Beh, non si intenda però il mero dato tramico.
- Ah.
“esilissima tessitura tramica”
(dalla recensione di “Strade di fuoco”)
- Guardi che raffinatezza…
- Meraviglioso, veramente.
- Noti le rifiniture, la perfezione delle rifiniture.
- Veramente. Puro made in italy.
- La vede l’esilissima tessitura tramica?
- Come?
- Dico: l’esilissima tessitura tramica, la vede?
- Mmm… sì…
- Sicuro?
- Sì, la vedo. Mi pare. Forse se mi avvicino un p..
- NO!
- Che succede?!
- L’ha rotta!
- Oh no! Mi scusi, veramente. Si può aggiustare?
- Ma secondo lei? No che non si può aggiustare! Era rarissima!
- Non so come chiederle scusa…
- Lasci stare.
“la risposta tramica è lontana dall’essere organica con gli assunti taciuti, è una replica meccanica basata sull’esasperata (e supposta soddisfacente) iterazione dei percorsi già proppiani di avvicinamento e separazione dal desiderato, con relativa assunzione di tratti personali -per l’eroe- variamente magici.”
(dalla recensione di “Matrix Reloaded”)
ESEMPIO:
- oh, il colloquio di lavoro è andato bene, ci hanno preso!
- ma dai? tutti? bene!
- sì, eravamo un gruppo silenzioso, eppure siamo stati assunti.
- bene! contenti?
- siamo molto contenti… anche se…
- anche se?
- no, niente.
- cosa? che c’è? parla.
- è la risposta tramica.
- che fa?
- è lontana dall’essere organica con noi, tutto qua.
- ma hai le ferie, la malattia?
- sì sì
- e allora che te ne frega, tutto bene!
- sì ma il problema è che una replica meccanica basata sull’esasperata e supposta soddisfacente iterazione dei percorsi già proppiani di avv…
- sui percorsi?
- i percorsi già proppiani.
- e te l’hanno detto solo ora? cioè al colloquio niente?
- no.
- tipico. fanno sempre così. vabbè senti, il contratto ormai ce l’hai.
- no ma infatti io mi ritengo fortunato eh…
- io sto sempre in apprendistato, che ti devo dire.
- appunto, appunto. sono fortunato guarda… anche se questi percorsi già proppiani, sai com’è…
- eh.. lo so, lo so.
- vabbè dai, speriamo bene.
“sull’agghiacciante corrività schematica della costruzione”
(dalla recensione di “Strade di fuoco”)
ESEMPIO:
- Insomma è colpa sua.
- Aspetta, cerchiamo di capire perché.
- No dai, basta con ‘sti perché e percome e percazzo, è colpa sua punto e basta.
- Ma non sai nemmeno cos’è successo!
- Non lo so ma conosco tutti e due, di sicuro è colpa sua.
- Ma sei sicuro?
- Sicurissimo.
- Scusa se te lo dico ma sono in completo disaccordo. Aveva preso il metadone un’ora prima, io lo conosco bene lui, non ce lo vedo a fare una cosa così.
- Cioè non sei d’accordo con me?
- No.
- Ma su cosa non sei d’accordo, di preciso?
- Ma come, me lo chiedi anche?
- Sì! Non lo capisco.
- Non sono d’accordo sull’agghiacciante corrività schematica della costruzione!
- Ma vaffanculo! Ti pensavo un amico!
- [lo sfregia con una bottiglia rotta]
“il rischio di deriva tramica”
(dalla recensione di “Burn after reading”)
ESEMPIO:
- SOS! ATTENZIONE, A TUTTI I MARINAI: RISCHIO DI DERIVA TRAMICA!
- Qui risponde Ventoblu. Ripetete il messaggio!
- Rischio di deriva tramica!
- Coordinate?
Insomma: mamma, papà: perché non avete insistito? Ingegneria era meglio!
Seguirà la seconda lezione, con esempi pratici su un’altra ossessione studentale: l’economia della narrazione.
Il paradosso della tasca di Vincé
Ore 19.15 – Passavo in piazza quando ho intercettato questa conversazione di due che bighellonano sempre in centro, di panchina in panchina.
- Vincè me li presti 35 euro?
- Per cosa ti servono?
- Ma li hai sì o no?
- No.
- E allora che cazzo mi chiedi a cosa servono?
- Così, a seconda di cosa ti servono magari li ho…
- Ma tu mi prendi per il culo Vincè? Li hai o no?
- No
- Però a seconda di cosa mi servono li hai?
- …
- E’ un miracolo Vincè? Se mi servono per una cosa che a te va bene ti appaiono nella tasca? Se non va bene i soldi non ci sono, la tasca è vuota?
- Ma a cosa ti servono?
- Vabbè, ciao Vincè. I soldi li hai o no?
- No.
Pausa, momento di riflessione.
Lo scambio tra Vincè e il suo amico anonimo è molto interessante. La prima domanda ovviamente è: ma Vincè questi 35 euro li ha sì o no?
E’ un po’ come il paradosso del gatto di Schrödinger, quella cosa che ogni volta vado a cercare e rileggere e poi regolarmente mi dimentico esattamente cosa significa. Insomma nella tasca di Vincè i soldi ci sono e non ci sono allo stesso tempo. Non possiamo saperlo con esattezza ma solo in modo probabilistico. Se infatti noi guardiamo nella tasca per controllare, Vincè fa sparire i soldi e quindi ne concludiamo che non li aveva. Ma se non andiamo a mettere le mani i soldi probabilmente ci sono, non sappiamo quanti ma qualche banconota Vincè ce l’ha.
Le altre domande sono queste:
- Perché Vincè è così interessato agli affari del suo amico? Pura curiosità? O nasconde qualcosa?
- Perché l’amico chiede esattamente 35 euro? Perché non vuole rivelare a cosa gli servono?
- Perché li chiede proprio a Vincè?
- Cos’altro ci sarà nella tasca di Vincè?
Tutti interrogativi che per oggi resteranno irrisolti.
bisognerebbe fare un sito come tripadvisor però per questuanti e artisti di strada.
secondo la mia recente esperienza un posto buono è san gimignano, poca polizia, poca concorrenza, ci sono molti turisti americani a cui cadono i soldi dal portafoglio e giapponesi che non capiscono l’euro o italiani che non vogliono sfigurare e si lasciano andare a mance ed elemosina abbondanti. ho visto un musicista di strada che fingeva di suonare, nel cappello c’erano banconote da 5 euro: ci siamo capiti. obiettivo per il prossimo anno: imparare a fingere di suonare uno strumento e andare a vivere a san jimmy nano.
E ORA, QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIVERSO
Esercizio: didascalie per questa foto
“Impiegato si riposa, i suoi pensieri cadono a terra, il bravo Pablito li raccoglie”
“I giovani non fanno un cazzo, meno male che ci sono i vecchi”
“I giovani si riposano dopo 4 ore di duro lavoro, STREMATI, mentre il bravo Pablito continua a lavorare da 72 ore senza dormire. INDEFESSO.”
“Società Occidentale”
“L’Italia oggi”
“La Grecia ieri”
“La Germania dopodomani”
“Il Giappone giovedì, venerdì pesce e sabato pizza”
“Sono Giapponese!”
“Quest’anno vanno i mocassini, se siete milanesi, però senza calze”
“Che magnata”
“16 May 1997, London, England, UK — As a young office worker sleeps incongruously on a marble pavement, a street sweeper nearby brushes away litter with a small dustpan. The manual labourer wears blue overalls, yellow gloves and keys in his back pocket while the man in a wastecoat and smart trousers and polished slip-on shoes appears to be fast asleep, his fingers across his chest. This scene suggests the social divisions of the working man: Of the young, educated post-war generation whose opportunities have afforded them a faster lifestyle, far removed from that of the physically-demanding job of a man whose life has been spent cleaning and sweeping. English social differences is clearly represented here as the harshness of the manual labourer versus a lazy youth of today, seen in the middle of the modern city. — Image by © Richard Baker/In Pictures/Corbis” <– questa è quella originale di Corbis
“L’artista Ivan Meider Schmidt si esibisce nella sua performance Sdraiato Sullo Scalino Medito L’Infinito dedicata a sua madre, ispirata alla zia, finanziata dal padre. Nello sfondo, Pablito”
“Ingrandendo l’immagine, sullo sfondo, a sinistra, si può notare un omicidio”
Idee per rendere il mondo uguale
Non avendo idee per rendere il mondo migliore, non avendo voglia di renderlo peggiore, e ricordando che in medio stat virtus, ecco alcune idee per rendere il mondo uguale.
1) Battezzarsi più volte, truffando con i certificati, per ammortizzare il numero di atei che si sbattezzano e tenere stabile il livello dei fedeli cattolici.
2) Diventare vegano ma continuare a mangiare carne di nascosto e rompere le palle a tutti.
3) Non usare più la macchina ma tenere in giardino un motore di un Iveco del 1975 da accendere un paio d’ore al giorno.
4) Smettere di votare ma convincere la gente a farlo PERCHE’ SE NO POI NON LARMENTARTI EH!
5) Nei giorni e negli orari in cui alle poste non ci sono molte persone, andare e mettersi in fila, senza motivo, e far perdere tempo agli impiegati.
6) Rivalutare le proprie convinzioni, mettersi in gioco, aprire i propri orizzonti – poi rigirarsi sull’altro fianco, tirare su le coperte e restare a letto.
7) Iniziare un percorso di cambiamento fatto di passi piccoli ma decisivi, poi tornare indietro suoi propri passi senza lasciare le impronte.
8) Smettere di fumare ma continuare a comprare le sigarette.
9) Adottare un bambino del Vietnam e metterlo in cantina a cucire scarpe made in italy.
10) Comprare pane biologico, non mangiarlo e buttarlo per incrementare le statistiche sugli sprechi alimentari.
L’avversione di Carlo
Mio zio a volte faceva il bagno con gli occhiali da sole e la sigaretta. E con stile ed eleganza riusciva a tenere fuori dall’acqua la sigaretta in modo che non si spegnesse.
Teneva una mazza da baseball dietro alla porta per colpire il vicino di casa che odiava e una volta l’ha quasi fatto (colpirlo).
Aveva una fionda professionale che usava per colpire i cani del vicino quando abbaiavano. Non so cosa voglia dire “professionale”, ma lui l’ha sempre definita così.
Aveva una barca a vela parcheggiata nel giardino. Ce l’ha avuta per anni, la fissava e chiedeva agli altri cosa ne avrebbe potuto fare.
Anni prima aveva chiesto a un altro nipote di fare un giro in barca a vela ma dopo pochi minuti erano dovuti tornare indietro perché gli era venuto il mal di mare. L’idea della barca a vela però era rimasta in giardino.
Sapeva aprire le bottiglie di vino senza apribottiglie, usando un muro e un asciugamano, senza romperla. Gliel’ho visto fare diverse volte.
Quando ero piccolo mi portava a vedere gli aerei da guerra che atterravano nella vicina base americana. Una volta ci siamo avvicinati troppo e io gliel’ho fatto notare perché c’erano dei cartelli che dicevano che là non potevamo stare. Lui aveva detto che si poteva, poi erano arrivate le camionette dei militari per mandarci via.
Il rumore degli aerei era così forte e noi eravamo così vicini che per un po’ pensai di aver subito dei danni all’udito.
Un’altra volta si è infilato con la macchina in una strada che in realtà era un sentiero di una scogliera, io gliel’ho detto ma lui ha detto che si poteva andare avanti. Poi ci siamo incastrati e non sapevamo più come uscire.
La conclusione di ogni uscita era “non dire niente a nessuno”.
In generale il suo scopo nella vita era arrivare con la macchina là dove nessuno era giunto prima.
E, in caso di fallimento, non dire niente a nessuno.
Nel portafoglio aveva uno stecchino metallico che usava per mangiare le lumache. Se lo portava sempre dietro. Sono abbastanza sicuro che sia stato l’unico uomo al mondo a portare uno stecchino metallico per mangiare le lumache nel portafoglio.
I suoi piatti preferiti erano:
- lumache al sugo
- spaghetti con i ricci e/o bottarga
- cozze crude, ricci crudi
- ostriche
- burrida cagliaritana (l’unica che ha senso di esistere)
- capesante gratinate
- gamberoni arrosto
- aragosta alla catalana
- fritture praticamente tutte
- muggine arrosto (soprattutto quello delle feste)
- patate al forno
- maialetto arrosto
Col maialetto era ossessionato, una sua mossa tipica era autoinvitarsi a pranzo e presentarsi con un maialetto da arrostire.
Quando ha scoperto Internet si è comprato un computer ma credo che non abbia mai capito come usare Internet, nè a cosa potesse servirgli. Però ce l’aveva.
Una volta si è ripreso mentre dormiva e poi ha mostrato il video a tutta la famiglia per farci sentire – e vedere – quanto russava forte.
Comprava le stecche di MS. Aveva i baffi ingialliti dalle sigarette. Ogni volta che uscivo con lui prima bisognava passare dal tabacchino.
Da giugno e ottobre viveva in bermuda cortissimi, zoccoli, canottiera bianca, unghia del mignolo lunga. Questa era la sua tenuta per fare la grigliata, andare in spiaggia, fare lavori in giardino, andare in ristorante, andare nei negozi, andare in banca, ecc.
Il resto dell’anno era sempre elegante, camicia, giacca, cravatta e pancia grande quanto una donna incinta al nono mese. Ma solo la pancia, il resto del corpo era esile e aggraziato.
Amava spaccare le noci. Quando c’erano da spaccare molte noci per una ricetta, lui era entusiasta di farlo, le spaccava e le tritava. Una volta ci ha regalato uno spaccanoci a forma di gambe di donna.
Quando ero piccolo gli avevo chiesto di registrarmi un film da Tele+. Dopo il film che mi interessava ce n’era uno di quelli erotici soft italiani anni ’70. Lui mi diede la vhs e mi disse che se avevo bisogno di qualcosa di più forte poteva procurarmela. Intendeva film porno.
Negli anni ha rinnovato l’offerta varie volte ma io ho sempre declinato.
Quando mia madre è rimasta incinta di mia sorella, ha comprato casse di birra perché convinto che facesse bene a mia madre per allattare meglio. Alla cassiera diceva “mia nipote deve allattare”. Quando mia sorella aveva pochi giorni di vita, lui comprava la Nutella (che metteva sui savoiardi) per darla ai bambini. Era convinto che facesse bene. E forse aveva ragione.
Su qualsiasi argomento politico lui aveva sempre la posizione più sbagliata e assurda. Però aggiungeva sempre “Perché, sai, io sono ignorante” e poi chiedeva consiglio: “Secondo te mi sbaglio?”.
Anche sul piano morale era imprevedibile e inafferrabile. In sostanza era un ribelle educato da conformista. Avrebbe potuto rapinare una banca, sono sicuro che gli sarebbe piaciuto, ma allo stesso tempo era pronto a linciare un ladro o chiedere la pena di morte per un rapinatore.
Un altro posto dove mi portava sempre era sulla scogliera a vedere i surfisti. Ovviamente riusciva ad arrivare fino in cima con la macchina e da lì, a volte senza nemmeno scendere, ammirava i surfisti cavalcare le onde, estasiato.
Una volta eravamo in macchina io, lui e mio padre, e lui come al solito correva. Mio padre gli chiese di rallentare e lui rispose “se devo morire, voglio morire così, correndo in macchina”. Mio padre gli fece notare che però c’eravamo anche noi due, e che non volevamo morire. Lui, irritato, rallentò.
Da giovane era bravissimo nel gioco del tennis. Tutti quelli che lo conoscevano lo ricordavano per questo. A me è sempre sembrato impossibile, finchè non ho visto una foto di lui da giovane in una posa plastica ed elegante, mentre gioca a tennis. Era vero.
Aveva la capacità di litigare con chiunque. Anche a quasi 80 anni finiva in situazioni potenzialmente violente. Ad esempio una volta ha minacciato di prendere a pugni un giovane muratore che faceva i lavori davanti a casa sua. Quello gli rispose che non lo picchiava solo perchè era un anziano, cosa che fece incazzare mio zio ancora di più.
Allo stesso tempo aveva anche la capacità di attaccare bottone con chiunque e parlarci per ore, suscitando simpatia. Finchè non si toccava qualche questione politica.
Chiamava negri i negri, froci i froci. Era razzista con tutte le razze possibili. Discriminando tutti, di fatto non discriminava nessuno. Era molto cortese con gli estranei, faceva amicizia con tutti.
Una volta un mio amico che non conosceva è venuto a casa mia mentre io non c’ero, ma c’era mio zio, che ha invitato lui e la ragazza per pranzo. Loro hanno gentilmente declinato l’invito, lui ha chiuso la porta e ha nascosto la chiave, dicendo che non potevano dire di no. Quando sono tornato io ho trovato i miei amici, mio zio e il resto della famiglia che mangiavano e brindavano allegramente.
Allo stesso tempo, sapeva essere anche molto paranoico. Ad esempio al supemercato era convinto che tutte le cassiere gli dessero il resto sbagliato per fregarlo. Tutte, ovunque, sempre. Più passano gli anni più penso che forse aveva ragione.
A ogni capodanno mi portava a comprare pericolosissimi e meravigliosi fuochi d’artificio illegali.
Una volta, ispirato dal suo genio, ho svuotato decine di petardi magnum e ho fatto una specie di grosso candelotto di polvere da sparo. Glielo mostrai e gli proposi di farlo esplodere. Lui mi rispose che avremmo dovuto metterlo dentro una bottiglia. L’esplosione fu molto più potente del previsto e alcuni pezzi di vetro ci sfiorarono. Tornammo in casa e lui mi disse di non dire nulla a nessuno.
Era uno sperimentatore e innovatore.
Era un fanatico delle televendite, in particolare quelle notturne. Comprava un sacco di attrezzi strani che poi spesso regalava perchè non li usava. Esempi: massaggiatore di piedi, apparecchio per il sottovuoto, accendino a forma di pistola.
Smontava tutto e poi lo rimontava. Di fronte a qualcosa di cui non capiva il funzionamento o tentava di smontarlo o di romperlo.
Una volta ha messo il motore di una lavatrice in un aeromodello.
Negli anni ’90 usava delle cuffie senza fili per guardare la tv, così quando si alzava per andare in bagno o per cucinare continuava a seguire la trasmissione. Gli piacevano molto il Maurizio Costanzo Show e Forum.
E’ stato credo uno dei primi a mettere la bottarga sul pane guttiau. Aggiungeva anche l’olio. Per lui niente era mai abbastanza. Quando faceva le capesante gratinate metteva la bottarga al posto del pangrattato.
Metteva la bottarga quasi ovunque.
A fine pasto, cascasse il mondo, pucciava qualcosa nel vino. Un biscotto, un pezzo di pane, perfino un grissino. Il pasto si doveva concludere con un cibo solido inserito nel bicchiere di vino, senza eccezioni né limiti creativi.
E’ stato uno dei più grandi consumatori di Cynar del mondo. Inoltre era convinto che il whisky facesse bene al cuore, l’aveva letto da qualche parte e da lì in poi era diventato salutista.
Sua madre e suo padre lavoravano alla manifattura dei tabacchi. Suo padre però è morto quando mio zio era piccolo e non lo ricordava. Era stato cresciuto dalla madre ma soprattutto dalla zia.
Quando vedeva in cielo un aereo nei dintorni della città, diceva “vediamo chi fa prima” e faceva la gara per vedere chi arrivava prima all’aeroporto, se l’aereo o lui. Partiva all’impazzata. Naturalmente è sempre arrivato prima l’aereo.
In definitiva era un bambino, un discolo, un monello, dunque da adulto per molti semplicemente uno stronzo, un razzista, un violento, un testardo ubriacone e ignorante. Ma anche un generoso fino all’eccesso, uno spontaneo, un affamato, in tutti i sensi, un curioso. Una delle persone più buone che io abbia mai conosciuto, anche quando faceva il cattivo.
Oggi ero un po’ triste perché per l’ennesima volta si è verificata una di quelle coincidenze che io chiamo “mi hanno di nuovo inculato della roba” a cui ormai sono quasi abituato (quasi). Non insisto per non sembrare frustrato e paranoico (non lo sono; frustrato, intendo), e anche perché non vale la pena parlarne, però a un certo punto, durante questa fase di chiamiamola tristezza, ho visto qualcosa che ha cambiato completamente la giornata, ed è stato come Dorothy quando passa dal bianco e nero del Kansas ai colori del mondo di Oz.
Ovvero questo video https://youtu.be/HaDR6flcWBQ
Come ho già scritto altrove in questo blog (a proposito, se volete copiate anche questo) ormai da anni mi capita di trovare la vera arte, il vero cinema, fuori dall’arte, fuori dal cinema. Sono sincero, non sono pippe per intellettuali, parlo sinceramente. La cosa teatrale più bella che ho visto era uno spettacolo di bambini delle elementari, i film che più mi hanno colpito non erano film. E anche in questo caso ci troviamo di fronte a qualcosa che sta fuori. Fuori da cosa? Non saprei dirlo. E’ dentro la realtà, ma va oltre, trascende. E’ semplicemente perfetto. Anche nella sua insoddisfacente durata (9 minuti), più poesia che prosa, e in tutti i difetti che rendono bella una donna che altrimenti sarebbe qualunque. Ancora una volta, non pippe, non pornhub, ma verità.
Quando mi è capitato l’ultima volta di vedere un video tre volte di seguito? Boh, non me lo ricordo neanche, dato che di solito non riesco nemmeno a guardarne uno intero, qualunque sia la durata. Qua invece c’è la sublime perfezione, qualcuno nei giorni scorsi mi parlava via mail dell’inaudito. Ecco, qua c’è l’inaudito. E c’è la crisi, la vera crisi.
Il protagonista faceva documentari, ma poi per motivi di soldi è tornato a casa a lavorare nell’azienda dei genitori, solo che l’azienda rischiava di fallire (mi sono informato: non è fallita), la madre che lo porta da un esorcista, il momento sublime della cicciona infilmabile, autoritaria, aggressiva, e dunque filmata, il cimitero, e tutto il resto. Non dico altro. Ma c’è più cinema qua di 100 film di Venezia.
Per quanti calci al muro dovremo ancora dare, posso confermare che c’è salvezza.
AGGIORNAMENTO: coerentemente, il video è stato rimosso.
addio a tutte, ho deciso che mi impicco
dal forum alfemminile.com:
Allora, comincio con i ringraziamenti a YAYA2405, che si è seduta sulla sedia di Santa Maria Francesca anche x me, e che mi ha pensata tanto..Grazie! ringrazio NINAB3 che si è incrociata tutta x me e anche lei mi ha pensata! Grazie! Non puo mancare SCUCCIOLA che è una mia concittadina, che mi pensa e che mi ha pensata nel week end scorso, e che mi ha scritto che avrebbe suonato il clacson x tutto il paese! Grazie! E poi un grazie a tutte le future mammine o gia incicognate che ogni volta rispondono ai miei deliranti post! Che pazienza! Ringrazio RIANNA, che mi ha messo nel suo toto di luglio, andato a vuoto, naturalmente, visto che sono una sfigata! Va bene con tutte tranne che con me! Accidenti! E mannaggia!
Ho deciso che mi impicco, basta con questa storia, sono stufa uffa! Ieri sera ero li sul divano col mal di pancia, e il mio amore era al telefono con un nostro amico, che gli raccontava le news di un altro amico che non vediamo mai, e che si è sposato 2 anni fa, bè ho sentito che la moglie è incinta di 2 mesi! Caxxo! Mi sono innervosita non poco! Appena ha chiuso la telefonata ho fulminato lui con lo sguardo e ho detto NON DIRMI NIENTE!tanto avevo capito caxxxoooo! E questa tizia è pure una … cè stata una quasi discussione, è una deficiente che secondo noi ha peggiorato la situazione di lui (ha dei tik nervosi pazzeschi), ha sempre bevuto come una spugna, fumato come una turca! Eppure a lei il miracolo! Non ci posso credere! Evidentemente devo essere anche io una … che beve e fuma e che gli stanno atipatici tutti, non a caso ha fatto allontanare tutti gli amici di lui proprio col suo atteggiamento! PERCHE DIO MI PUNISCE COSI ? Cosa devo fare?
E meno male che loroscopo di Astra dice che questo è il mio anno, urano in trigono, fortuna, figli, soldi casa nuova, bla bla bla e anche del mio amore dice cosi ! Un paio di caxxi invece! Lui stressatissimo dal lavoro, la casa che ancora non si riesce ad avere, ecchecaxxo! Chissa poi se andiamo in vacanza! Che anno di mèrda! Sono stati mesi piu o meno da incubo! Ogni volta a sperare che quelle luride bastarde delle rosse non si facessero vedere, ed invece sempre li inesorabili! Quanti pianti, quante incaxxature, quante litigate con lui dal nervoso, come si fa a dire che non bisogna pensarci? Non è possibile!! E se qualcun altro viene da me e mi dice ancora sta cosa giuro che lo secco seduta stante!
Perche perche perche ???? Ma cosa devo fare???? Se sapevo che ci voleva cosi tanto tempo, cominciavo 2 anni fa! Caxxooooooooooooo!
Ma siccome sono una nullità sono una sfigata! Ho sempre avuto la convinzione di essere una che valeva poco, che non riesce a concludere niente, mi sento sempre inferiore a tutti, ci sono delle volte che mi sento proprio una mèrdaed inadeguata in qualsiasi situazione..ed ora anche questo, non sono capace nemmeno di rimanere incinta, sono uno schifo, mi sento brutta mi sento grassa, mi sento che non combino niente di concreto! Il nirvana lo trovero solo quando avro il mio bambino..Scusate se mi sono dilungata, mi dovevo sfogare, e probabilmente non ho finito qua, è solo perche ora non mi viene in mente nientaaltro, ma fra un po qualcosa mi verra ancora!
Mi sa che ho superato il record di post lungo!Ora vado ad impiccarmi mi raccomando NO FIORI, MA OPERE DI BENE
Un bacio a tutte
Betty ed il nuovo 10 maledetto tentativo
(p.s. cmq non mi sono ancora arrivate, ma ho mal di pancia, la tb è in picchiata, e sono cominciate le perditine marroni, ma so gia che oggi pomeriggio si presenteranno )
C’è stato il tempo del compromesso, seguito dall’indecisione, infine ogni scelta si è rivelata vana: era troppo tardi per tutto. I dadi erano stati tratti, le donne erano incinta, ogni cosa era infetta. Non c’era più da mangiare e tutti avevano capito che il lunedì era il giorno migliore per giocare ai videopoker. Il cielo s’era fatto grigio, il corpo era l’unica fonte di calore e riserva d’acqua.
*post in bozza da mesi, non ricordo di averlo scritto.
La gravità
ho sognato* che la cristoforetti si presentava in tv completamente su di giri, con lo sguardo da pazza, diceva cose senza senso, e i conduttori mascheravano l’imbarazzo con l’ironia, ma si percepiva subito un’atmosfera di tragedia. sbatteva a terra uno dei conduttori e simulava un amplesso in maniera frenetica, eccessiva, e il conduttore diceva “avete visto, la scienza non è noiosa” e il pubblico rideva. poi tornava di colpo seria, ma sempre con lo sguardo pazzo, e diceva delle freddure sulla sua missione e lo spazio e altre frasi apparentemente senza senso. poi, come un’ubriaca, prendeva lentamente una piega triste e diceva “se volete vi faccio vedere gli effetti dell’assenza di gravità sul corpo”, si spogliava completamente mostrando deformazioni aberranti, mentre i conduttori si mettevano davanti per coprirla e la trasmissione veniva sospesa.
*solita precisazione: è realmente un sogno che scrivo perché mi ha colpito, non un raccontino che spaccio per sogno in modo ironico.
San Pio decollato
Castellammare, autore anonimo, un Pio decapitato, in contesto marino post-urbano degradato. manierista, ma comunque d’impatto. #venutomalismo #padrepismo #decapitismo
Il dottor Seagal
Il film si incentra sulla tematica ecologica e incarna perfettamente il credo ambientalista. In una scena finale è presente, infatti, un puntuale discorso, alterno a immagini quasi da documentario, sull’importanza della natura e della madre terra. Il film coniuga, quindi, in maniera peculiare, un genere d’azione che nello stesso tempo si fa postulatore di impegno e denuncia sociale. Altra tematica densissima è quella legata alle istanze ritualistiche degli alaskiani e all’impronta spiritualistica da loro professata.
wikipedia su sfida tra i ghiacci