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Paraculaggine, la guida (in progress)

quando un poliziotto picchia qualcuno: pasolini

quando si scrive satira che fa cagare: rabelais

mafia: sciascia, professionisti dell’antimafia

recensione negativa: frank zappa sui critici

quando si scrive un libro o un film con una trama inutile: calvino, leggerezza calviniana

film che fanno cagare: anche totò all’epoca veniva stroncato

vendere il culo per fare soldi: anche Fellini ha fatto la pubblicità

quando si copia: ma nell’arte è normale, anche picasso, anche i beatles, anche shakespeare

opera che fa cagare: è un’opera pop

articolo razzista: politicamente scorretto

quando si dà un rigore che non esiste: citare boskov

quando non sai suonare: ma alla fine anche kurt cobain…

se non sai cantare: battisti/bob dylan era/è stonato

difendere l’indifendibile: “what we cannot speak about…” del primo wittgenstein

se si idioti e/o ignoranti: anche einstein andava male a scuola / bill gates non è laureato

manifestazione che finisce in vacca: mao, rivoluzione e guanti di velluto

Me le sto segnando tutte. Altre?

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Sborro lacrime di dolore

Da professionista del settore quale sono sfido chiunque a farsi una sega guardando il video della T0mm4si. Dai, se avete un cuore è davvero impossibile, e lo dico io che ci sono riuscito anche con [omissis]. Ma a quest’ora credo che questo ormai l’abbiano detto anche il papa, Napolitano e Roberto Saviano (che poi sono la stessa persona, tipo la trinità). E quindi mi chiedo se non sia il caso di passare al livello superiore, ovvero: ma davvero pensate che le tipe che normalmente usate su youporn per ricordarvi di essere vivi abbiano tutte esistenze felici e meravigliose? Eddai. Quante seghe con i porno anni 80, e quante di quelle sono morte di overdose o violentate da un branco di lupi (per dire). Veramente dovrei diventare moralista nel momento in cui mi faccio una sega e vedere oltre il fantoccio con le tette? Il fatto è questo: o si mette in discussione l’intera cosa, e iniziate a lacrimare per ogni video porno dove potenzialmente c’è un’incapace di intendere e di volere che viene sfruttata, oppure non è che potete iniziare a farlo ora solo perché ve lo dice la tv o un vip su twitter.

Sì lo so, bel titolo.

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The Social Network II: Apocalypse

Storia di un Mark Zuckerberg solo, ricchissimo e divorato dai dubbi. Scrive lettere deliranti agli amici polacchi dove dice che forse sta sbagliando tutto, forse l’hanno incastrato. Gli amici non capiscono cosa vuol dire, si preoccupano, ma lui non risponde più. La notte si ubriaca, entra nella server farm di Facebook e fa saltare in aria tutto. Ma quello che succede in seguito è assolutamente imprevedibile. Tutti i computer, tablet e cellulari che in quel momento erano collegati a Facebook esplodono: le vittime sono milioni. Viene fuori che già da tempo Zuckerberg, in preda alla megalomania, aveva deciso di coinvolgere il mondo intero nella sua depressione. Con questo scopo aveva creato un virus all’interno di Facebook pronto a far esplodere tutti i dispositivi collegati alla rete. Ironicamente, prima di morire saltando in aria assieme alla sua creatura, aveva lasciato un ultimo messaggio su Twitter, un social network rivale, dove diceva semplicemente “LOL”. Ma il tecnico di turno a quell’ora nei server di Twitter stava a sua volta utilizzando Facebook: il suo smartphone esplode, lui rovescia il caffè sul sistema centrale e fa saltare in aria anche Twitter. La stessa cosa succede in molti altri social network: si innesca una reazione a catena e in meno di due ore la maggior parte non esistono più. Il mondo sembra sull’orlo dell’apocalisse. Si salva solo My Space, che viene utilizzato dalle autorità per coordinare i soccorsi.

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Minacce per il mondo

Hollande: “La Siria è una minaccia per il mondo” (Ansa, 6/7/2012)

Obama: “La Corea del Nord è una minaccia per il mondo” (Ansa, 23/06/2009)

Bush: “L’Iran è una minaccia per il mondo” (La Stampa, 1/9/2006)

Bush: “Saddam è una minaccia per il mondo” (Il Sole 24 ore, 12/9/2002)

Chávez e Ahmadinejad: “La follia imperialista degli USA è una minaccia per il mondo” (Agi, 10/01/2012)

Cameron: “La crisi è una minaccia per il mondo” (Agi, 2/10/2011)

La FAO: “Il virus H5N1 è una minaccia per il mondo” (Fao, 6/12/2006)

“Lord Voldemort è una minaccia per il mondo dei babbani” (dalla trama di Harry Potter e il principe mezzosangue)

Il Papa: “Il buio su Dio e i valori è la vera minaccia per il mondo” (Repubblica, 7/4/2012)

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VOLUME AL MASSIMO, NOISE NEGLI ABISSI

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Appello

Smettetela di citare Rabelais a cazzo di cane.

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Guru guru (altra bozza, altro convegno palloso ma in effetti interessante)

Qualche tempo fa ero per lavoro* a un convegno giovane su argomenti tipo internet e social cose, e per dirvi quanto era una cosa moderna non lo chiamavano convegno ma camp, parola che a me fa pensare a cose molto più interessanti, ma comunque.

La fauna era quella tipica: tipe fighe che non sudano scattata con instagram, cellulari costosi, gente che faceva lavori che per essere spiegati ci volevano cinque minuti e molte parole in inglese, ragazzi che per scattare le foto si alzavano sollevando sopra la testa un tablet tipo Charlton Heston che fa Mosè nei Dieci comandamenti.

Arriva uno dei momenti più attesi, l’intervento di un guru delle cose sociali. Avevo capito che era un guru perchè aveva la camicia sbottonata e prima di iniziare a parlare non aveva cagato minimamente gli altri interventi, e il guru parte con un discorso su quanto il mondo ormai non sia più come noi lo conosciamo, e dal tono che usa si capisce che lui è convinto di essere un Philip Dick scattato con instagram, ma a me ricorda al massimo gli articoli di PC Open del 1996.

Avete mai provato a rileggere gli articoli di PC Open del 1996? Fatelo, e la prossima volta che da sobri farete un qualunque discorso sul futuro, sulla tecnologia e sulla rete ci penserete due volte prima di aprire bocca. Probabilmente non la aprirete affatto.

Comunque il guru, che era bello e muscoloso e appena uscito dalla doccia – perché gli esperti di tecnologia ora sono così – era fissato con la velocità, la velocità della rete, la velocità della comunicazione, la velocità dello scambio cognitivo-informazionalizzante, e diciamo che molto velocemente mi è stato sulle palle. Però lo ascoltavo comunque molto attentamente senza perdere nemmeno una parola, perchè non si sa mai. E poi ero lì per lavoro (vedi nota).

A un certo punto racconta che un giorno si trovava a un convegno simile, cioè un camp, e la persona che stava parlando l’ha invitato a stare più attento perchè nel frattempo lui smanettava col cellulare. E su smanettare ha messo una certa enfasi e ha fatto il gesto manuale delle virgolette che ha fatto ridere molti nella sala, io non ho capito subito perchè, poi ci sono arrivato: era un termine desueto, roba che usano i vecchi, e a loro faceva ridere.

Questo povero disgraziato gli aveva detto che non era molto educato fare tutt’altro mentre qualcuno parlava, e pure qua in sala ridevano. Perché, ha spiegato poi il guru, questo è il presente, il multitasking, mentre vivi un’esperienza contemporaneamente la condividi con qualcuno, rispondi su twitter, posti su facebook, ecc. ecc. E tutti ad annuire e nel frattempo a riportare le frasi del guru su twitter.

In effetti anche in quel momento smanettavano tutti con i cellulari e io ero rimasto l’unico fesso che semplicemente lo guardava in faccia e ascoltava mentre parlava. Quindi il tizio mi guarda e dice: dovete fare così anche voi, condividete, non limitatevi ad ascoltarmi, dev’essere un incontro partecipato, non c’è più uno che parla e gli altri che ascoltano, siamo tutti parte attiva, condividete! Condividete! Condividete! Condividete!

Il mio problema era sostanzialmente uno: avevo un Nokia di poco successivo alla chiusura di PC Open, di quelli con lo schermo tipo calcolatrice. Il massimo che potevo fare era mandare un sms a mia madre per dirle che tardavo un po’ per pranzo, non è che potessi condividere molto altro. Ma quando il guru ha insistito per la decima volta, e si capiva che ce l’aveva con me anche se usava il plurale per non darmi troppa confidenza, ho tirato fuori il cellulare e ho fatto finta di usarlo per fare cose su internet.

Solo a quel punto, vedendomi partecipare, il guru si è passato la mano sui capelli e ha puntato gli occhi verso qualcun altro – anzi altra, perché per tutto il tempo si rivolgeva esclusivamente alle ragazze presenti, forse perché i maschi sono ormai obsoleti, non lo so.

Quando ha finito il suo intervento – che là non chiamavano così ma speech, mi pare – ed è salito qualcun altro a parlare, il guru ha iniziato a non cagarlo, coerentemente al manifesto della modernità esposto poco prima.

Ma attenzione: non è che si fosse seduto in disparte, magari in fondo alla sala. No: era proprio al fianco di questo che parlava, e non lo cagava a livelli inconcepibili, nonostante quello si rivolgesse a lui, lo citava, diceva ecco appunto come diceva poco fa tizio, ma lui non alzava nemmeno lo sguardo e continuava a fare cose con il cellulare, ogni tanto faceva quei sorrisini di chi riceve un messaggio che fa ridere ahah ma gli altri che sono intorno non possono capire.

Ora, chiunque gli avrebbe dato uno schiaffo, per poi spaccargli una sedia in testa, infilargli lo smartphone in culo, cospargerlo di benzina, dargli fuoco, pisciarci sopra e poi fare una foto scattata con instagram. Ma non è successo.

Quando sono tornato a casa, per curiosità ho cercato il guru su twitter e  ho controllato quali messaggi stava mandando esattamente a quell’ora. Erano tutte cagate tipo @nomediqualcuna CIAAAO GRAZIE!!! o @nomediqualcuna hahah è vero :)))).

Considerazioni su tutto questo? Nessuna. Solo il rimpianto di non aver agito .

*la mia definizione di lavoro si discosta leggermente da quella più diffusa nei dizionari ormai obsoleti: non intendo quasi mai un’attività retribuita, ma semplicemente una cosa che non morivo dalla voglia di fare ma che alla fine ho fatto pensando che potesse essere un’esperienza interessante o comunque qualcosa da raccontare quando mi chiedono cosa hai fatto oggi.
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Aspettando l’alzheimer

Leggo biografie di persone che hanno vissuto almeno quattro vite in più di quell’unica mezza vita che vivo io. La speranza è che presto mi venga qualche forma di alzheimer precoce e inizi a confondere ricordi reali e ricordi letterari, così che prima di morire sarò convinto di aver vissuto una vita fantastica e avventurosa e piena di soddisfazioni.

Tipo quella volta che non avevo un soldo e sono andato a una festa di miliardari su una nave militare indossando un vecchio smoking. Mi sono ubriacato con il gioco delle bandiere – cioè si sceglie la bandiera di una nazione e si bevono liquori di quei colori, era finito da poco il proibizionismo e si facevano questi giochetti – poi mi sono addormentato e il giorno dopo al risveglio ero in mezzo al mare. Mi sono alzato, mi sono sistemato lo smoking e sono andato a fare colazione. L’ammiraglio Janek mi ha offerto gin rosa, abbiamo parlato del più e del meno ma nessuno ha accennato al fatto che fossimo in mezzo al mare mentre tutti gli altri ospiti erano rimasti a terra. Non avevo niente con me, nessun bagaglio, solo un vecchio smoking. Quando sono ritornato in America ho iniziato a fare la comparsa nei film western. Venni accettato e iscritto come Tipo anglosassone numero 2008. Tale era l’efficienza dell’ufficio centrale che, quando mi chiamarono per la prima volta a lavorare come attore professionista, fu per impersonare un messicano.

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Edilizia (ok l’ho trovato)

Arriva sempre il momento in cui il politico sardo alza la voce, diventa rosso e ricorda a tutti che suo padre era un pastore.

Oppure un contadino. Succede sempre, è come un momento tradizionale, la gente se l’aspetta, e i politici non vogliono deludere la gente. Anche questa volta la scenata raggiunge l’effetto voluto. Mi guardo intorno, nella sala bianco-oro con le poltrone rosa – ecco cosa succede quando a scegliere i colori sono le suore – vedo visi emozionati: qualcuno è sorpreso dall’intensità raggiunta dal discorso, altri invece sono semplicemente soddisfatti, come dire: bravo, diglielo a quelli.

Quelli sono i professorini che dall’alto delle loro cattedre ci danno lezioni, ci dicono cosa fare, sono convinti di essere il verbo incarnato quando invece di verbo incarnato ce n’è uno solo – dice così, battendo la mano sul tavolo – e questa perfetta improvvisazione sull’unico Verbo, probabilmente ispirata dai colori della sala, ci fa capire che non è un novellino, ma anzi uno che nonostante la grammatica incerta e gli evidenti problemi di ipertensione fa comizi ogni giorno della sua vita da almeno trent’anni.

Una volta tolto il tappo, il politico sardo da rubinetto che sgocciola si trasforma prima in fiume in piena e poi in tsunami distruttivo. Abbandona congiuntivi, lascia indietro educazione e moderazione, si lascia andare alla rivendicazione nostalgica, ricorda che lui ha fatto l’agrario, lui ha lavorato la terra, suo padre aveva le pecore, conosce l’odore della terra e come dopobarba usa lo sterco di mucca. Non lo dice ma il sottinteso è questo: quindi posso fare quello che voglio. Perché la Sardegna è mia.

Da bravo politico il suo scopo è soprattutto emozionare. Quindi, preparata le platea, alzati i toni e scaldati i cuori, passa la parola al nerd del gruppo, il direttore generale di non so cosa, un tecnico in giacca e cravatta blu armato di occhiali con montatura fighetta e slide di Power Point. L’intro del tecnico è di quelli con numeri e tabelle troppo piccole, un momento di distensione dopo il picco emotivo raggiunto dal politico. Per un po’ dice cose noiose e incomprensibili, dando modo alla gente di tossire, stiracchiarsi, sistemarsi i pantaloni e controllare il cellulare. Poi, passa subito alla fase due: razionalizzare i concetti espressi poco prima a urla e strani tempi verbali dall’animale-politico. La gente vede mappe e numeri e inizia ad annuire: vedi vedi, allora è proprio vero.

Penso a cosa avrebbero potuto fare i nazisti se avessero avuto Power Point.

Il tecnico è un tipico furbo al servizio del Male. Spiega che l’attuale normativa, considerata troppo ambientalista, troppo rigida, va assolutamente rivista, rivisitata, corretta, perché va bene l’ambiente, va bene la tutela delle bellezze naturali, ci mancherebbe, però non bisogna dimenticarsi che in quell’ambiente ci vive l’uomo. Lo sguardo dei presenti si fa preoccupato: l’ipotesi che ci si dimentichi dell’uomo terrorizza un po’ tutti.

Il tecnico dice che loro sono per una VISIONE DINAMICA DEL PAESAGGIO.

L’ho scritto maiuscolo perché quando l’ha detto io l’ho sentito così: LA VISIONE DINAMICA DEL PAESAGGIO.

Immaginate un macellaio con un coltello insanguinato in mano che vi parla della sua visione dinamica della vita: la sensazione è quella. Ripete circa quattrocento volte la parola sviluppo (nelle varie versioni: necessità di, esigenze  di, bisogno di, tutte all’interno di un discorso sulla “crisi”) e parla del rilancio dell’economia, perché bisogna adeguare la tutela della natura alle naturali esigenze del mercato – applausi.

Nella sala bianco-oro si diffonde un odore di cemento e calcestruzzo quando il tecnico passa ad illustrare gli aspetti paradossali dell’attuale piano normativo.

Guardate, dice, con questi vincoli non è possibile nemmeno sollevare una tomba di mezzo metro, pensate che assurdità. Ovviamente ogni legge, dovendosi applicare a tutti i casi, ha un margine di eccesso che rischia di generare situazioni paradossali, questo lo sappiamo, e di conseguenza quello del tecnico è un trucco da imbonitore. Ma il pubblico è distratto dalle slide, dalle foto di tombe e di chiese e dalla sua faccia competente.

Dunque immagino un’irruzione dei black bloc.

Immagino che sfondino le porte della sala, lancino molotov contro il palco e brucino le tende. Gli estintori appesi al muro potrebbero essere usati per sfondare le finestre. Le poltrone rosa sono sicuro che prenderebbero fuoco come niente. In una situazione di panico incontrollato le uscite di sicurezza si dimostreranno del tutto inadeguate. Alcuni corpi bruceranno, ci saranno senz’altro grida strazianti di dolore.

Tutto questo però non succede.

Succede invece che il tecnico finisce le slide e il politico sardo riprende la parola. E ancora una volta batte la mano sul tavolo, diventa rosso e urla nel microfono, se la prende ancora con i professorini che fanno le lezioncine e ricorda a tutti che lui, che aveva il padre pastore e agricoltore e che ha fatto l’istituto agrario e che sa di cosa parla, lui non è un professorino che fa le lezioncine: lui è un uomo qualunque. E su questo siamo d’accordo.

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Il nuovo sindaco di Alghero e il suo rapporto con il cemento

Quale dovrà essere il rapporto col cemento?

«Equilibrato, senza pregiudizi. Accanto all’esigenza di rispettare l’ambiente, c’è quella di far ripartire un settore che è fermo»

(Unione Sarda, intervista a Stefano Lubrano, nuovo sindaco di Alghero. Imprenditore, ex presidente di Confindustria nord Sardegna, alle ultime elezioni dice di aver votato Cappellacci. Di che partito è? PD.)

A parte la genialità della domanda, la risposta mi fa venire in mente un convegno a cui ho partecipato mesi fa. Avevo scritto un post, o almeno pensavo. Forse ce l’ho nelle bozze, se lo trovo lo pubblico.

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Sul ribaltamento dei trattori

http://www.inail.it/repository/…/N1924738572/PNZ8N.pdf

https://www.google.it/search?sugexp=chrome,mod%3D9&q=ribaltamento+dei+trattori&um=…PpT9jHFszc4QTH57CdDg

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Vittoria e sconfitta

Malgrado tenti di diffondere i suoi (di Satana) sogni di potere (Blade Runner) egli senza saperlo promulga il Terzo Kerigma: l’ecosfera (gli animali) ha ricevuto un’anima: è sacra […]. Dio mio, questo film (ciò che ha fatto del libro) rappresenta un’enorme sconfitta e un’enorme vittoria: la prima è manifesta, la seconda criptica. Stranamente, la prima è all’apparenza una vittoria, ma si tratta in realtà di una sconfitta; nasconde tuttavia un’autentica vittoria, ma non la vittoria che la gente immagina che un film basato sul mio libro debba essere.


(Philip Dick riflette su Blade Runner, 12 dicembre 1981)

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Il mondo è loro

Quando apro una pagina Facebook di un’azienda so sempre che dietro c’è una ragazza di 25 anni che usa i punti esclamativi. E mi chiedo: cosa potrebbe succedere se solo avessero più potere, più mezzi, più consapevolezza? E tremo.

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Mi sembra un bel riassunto.

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E quando fa caldo bevete molta acqua

Quello della maturità è un momento importantissimo. Si capisce quanto sei riuscito ad elaborare ciò che hai studiato. Si è maturi se si ha un rapporto costruttivo con quello che si sa; non bisogna confondere la qualità con la quantità. La maturità dovrebbe ragionare su schemi più complessi, non limitare tutto al voto: si studia per sè, non per gli altri, perché è importante come sai le cose.

Marcello Fois parla della maturità sulla Nuova Sardegna (c’è anche la testimonianza della Murgia, ovviamente. Soriga no, forse non sono riusciti a trovarlo in tempo).