contrariamente a quanto potrebbero pensare alcuni miei conoscenti, io amo vedere i film al cinema seduto vicino a dei bambini, solitamente considerati fastidiosi. e va bene, spesso lo sono, ma sappiano alcuni miei conoscenti che preferisco di gran lunga la compagnia di un bambino alla loro. anche perchè al cinema quasi sempre mi capita qualche bambino educato e intelligente che si immerge totalmente nel film e ride, si emoziona e si spaventa nei momenti giusti, mentre magari i genitori controllano il cellulare, pensano ad altro, ridono nei momenti sbagliati, criticano il film e quasi sempre non capiscono un cazzo della storia, mentre il bambino sì. questo è capitato anche ieri nella sala dove proiettavano ponyo, il nuovo film di miyazaki.
purtroppo la maggior parte del pubblico era composto da adulti in modalità “questo è un cartone animato giapponese per bambini piccoli però io lo guardo perchè sono sono un tipo acculturato e sensibile e capisco l’arte”. ma gli unici due bambini presenti sono stati due ottimi compagni di visione.
che dire di ponyo? è il classico film che avrei voluto vedere da bambino. miyazaki è come sempre bravissimo nell’azzeccare i particolari che secondo me solo un bambino si gode. se l’avessi visto da piccolo sicuramente sarei uscito dal cinema ripetendo ai miei “bisogna accendere il generatore” o qualcosa sui condotti delle barche, la forza di gravità o sul miele nel tè. un po’ come la vernice secca che cadeva dal palo marcio in totoro, particolare che all’epoca mi colpì tantissimo e che scatenò in me un’incredibile voglia di scuotere pali marci per far cadere la vernice secca.
in ponyo ci sono gli anziani, le sedie a rotelle, il mare, gli abissi, i pesci e le meduse, i polpi e i calamari giganti, le navi, i rifugi sottomarini e un’isola che viene sommersa dall’oceano pensata così come l’avrei pensata io a 10 anni, e cioè meravigliosamente bella. in pratica è un viaggio nel mio cervello così com’era qualche anno fa, prima della caduta, prima della morte prematura. ed è confortante sapere che dall’altra parte del mondo c’è un vecchietto giapponese che si preoccupa di pensare e disegnare le cose che io ormai da tempo non penso e disegno più.
forse è proprio da qui che bisogna ripartire: isole sommerse, pesci preistorici, bottiglie misteriose in rifugi sottomarini, panini al prosciutto.