a riola sardo c’è la verità. o almeno così pensavo – cioè, più che altro speravo in un bar aperto. nei paesi chiudono più tardi rispetto alla città, per vari motivi, tra i quali il fatto che nei paesi si cagano il cazzo di più rispetto alla città. chiedetemi: il bar era aperto? e io risponderò: no, non era aperto. ma a riola sardo, mentre piove, improvvisamente mi sembra di capire tutto, e mi viene in mente uno spot che ho visto in una tv regionale, dove questo posto sembrava fantastico. prati verdi, fiori coloratissimi, animali, colline, fiumi, laghi, monumenti tra gli alberi, il sole! ma è notte e la realtà è diversa e riola sardo fa cagare: un banale paesino mal costruito e peggio abitato, tutto grigio tranne per le porte in alluminio e qualche squallido murales scolorito che nulla rappresenta. penso: chi ha fatto quello spot è satana in persona, come tutti quelli, in generale, che riescono a prendere i contributi regionali. inoltre, l’ho già detto? il bar era chiuso. la cosa mi fa riflettere e smetto di sperare. senza motivo penso a sant’agostino e al suo amico che lui considera un cretino in una misera condizione perché amante dei giochi del circo tipici della corrotta cartagine. penso: ehi, ma a me piaceva molto il circo. poi anni fa un clown mi ha chiamato al centro della pista e mi ha fatto suonare un violino invisibile e io, sebbene avessi una passata esperienza da mimo, ho evidentemente fatto una figura di merda perché tutti mi guardavano e ridevano. o forse dovevo interpretarlo come un grande successo? i clown devono far ridere, no? il punto è che non ero io il clown. comunque ho smesso di andare al circo, dopo quella volta, perché temevo di finire di nuovo al centro dell’attenzione e di essere deriso. ma cosa c’entra questo con riola sardo? nulla, ma qui, a quanto pare, ho capito tutto.
Robert Mitchum’s Lesson
In 1984, Robert Mitchum‘s family persuaded him to check into the Betty Ford Clinic and try to quit drinking. “When he got back, I said, ‘What did you learn over there, Bob?'” fellow actor Stuart Whitman recalled, “and he said, ‘More ice.'”
Defiant to the end, Mitchum died in 1997. “The night he died,” his son recalled, “he sat right over there in his chair and there was a stubbed out Pall Mall and an empty glass that reeked of tequila. He got up during the night, knocked off a shot, smoked a cigarette, got in bed, and died in his sleep.”
colloquio pubblico, cioè davanti a tutti, come all’esame di maturità. il posto è una di quelle misteriose strutture pubbliche polifunzionali che se poi chiedi anche UNA sola funzione nessuno te la sa dire. monumenti alla spesa pubblica, rovine del presente. soffitti altissimi, vetrate, colonne, maniglioni ed estintori ovunque. ma a regnare è la polvere e un generale stato di abbandono e inutilità. mi sembra di stare dentro un servizio di striscia la notizia. mentre cerco il bagno mi perdo e finisco in una stanza grande quanto tutta casa mia. dentro, nulla: solo un congelatore, in fondo, poggiato alla parete. probabilmente quella la chiamano “la stanza del congelatore”. non ho avuto il coraggio di controllare cosa ci fosse dentro il congelatore, molto probabilmente nulla. i presenti, tutti giovani, dinamici e carini, sembrano svegli da ore e scoppiano di vita, anche se sono solo le otto e mezza del mattino. non so come facciano. a me viene un conato di vomito quando un raggio di sole si fa strada tra gli occhiali e penso di svenire. siamo tutti qui per lo stesso lavoro, un lavoro in mare. dopo i primi tre colloqui prendo in considerazione l’idea di andare via: un biologo ventenne con brevetto da sub e patente nautica; una giovane archeologa esperta di archeologia subacquea con una parlantina che convincerebbe chiunque di qualunque cosa; e infine nettuno, il dio del mare. studio il momento giusto per alzarmi e sparire senza che nessuno se ne accorga, ma poi sento un ragazzo che confessa a un altro di avere solo la terza media e nessuna patente nautica e decido di restare. forse stavolta non arriverò ultimo. seguono studenti di qualsiasi materia immaginabile, laurati, laureandi, dottorandi, professorandi. sembrano tutti qui porco dio, ma non dovrebbero essere a scopare e a manifestare contro la gelmini e quelle cazzate là? mah. durante la pausa si creano due gruppi: da una parte TUTTI; dall’altra io, il tizio con la terza media e un ragazzo molto grosso che fa il camionista e non ha nessuna speranza. mette subito le mani avanti dicendo che lui le cose le sa, ma il problema è che non sa parlare. nessuna speranza, fratello mio, nessuna. sparliamo degli altri, fumiamo sigarette (le mie, sti stronzi, vabbè) e diciamo varie volte che i veri sfigati sono LORO, che hanno studiato e letto tanti libri e mo sono qua a supplicare un lavoretto in mare del cazzo, ah ah ah sfigati! loro, LORO! AHAHAHAH! ovviamente evito di parlare del mio anno passato all’università mantenuto da mamma e papà senza manco aver portato a casa non dico un pezzo di carta ma nemmeno un coriandolo. preferisco denigrare gli altri, annuire e tossire di tanto in tanto. dopo aver sentito i colloqui di tutti (perché io ovviamente ero l’ultimo) tocca a me. in 15 minuti di colloquio, dopo cinque ore di attesa, senza volerlo finisco a litigare con uno degli esaminatori – giuro, non so come ho fatto. ora, potrei dire che non è colpa mia ma di quello che era uno stronzo, ma tanto si sa come vanno queste cose. quando esco ci sono trenta gradi e penso di chiudermi dentro il congelatore nella “stanza del congelatore”. non lo faccio, fanculo, e da qui in poi la realtà fa spazio a mostri marini, piovre giganti e un sacco di cazzate con i tentacoli. AHAHAHAH!
dato che durante le mie ultime uscite mi sono accorto di essere un po’ apatico e inespressivo, credo che qualcosa di questo tipo potrebbe essermi utile.
dovete dunque sapere che dopo che eva e suo marito ebbero mangiato del frutto proibito, dio, per punire il serpente che li aveva tentati, lo relegò nel corpo dell’uomo. da allora non è nata creatura umana che, in punizione del peccato del suo progenitore, non nutra nel suo ventre un serpente nato da quello. voi lo chiamate intestino, e lo credete necessario alle funzioni della vita, ma sappiate che non è altro che un serpente ripiegato su se stesso in parecchie spire.
quando sentite le viscere urlare, è il serpente che sibila e che seguendo la sua ingorda natura, come un tempo incitò il primo uomo a mangiare troppo, domanda di mangiare ancora; perché dio che, per castigarvi, voleva rendervi mortale come gli altri animali, vi fece possedere da questo animale insaziabile, affinchè a dargli troppo da mangiare soffocaste, o se, quando con i suoi denti invisibili vi morde lo stomaco, gli rifiutase il cibo, si mettesse a urlare, a tempestare, a scaricare quel veleno che i vostri dottori chiamano bile, e a tal punto vi soffocasse, con il veleno iniettato nelle arterie, da esserne presto consumati. per dimostrarvi che le budelle sono un serpente che avete in corpo, sappiate che lo si trovò nelle tombe di esculapio, di scipione, di alessandro, di carlo martello e di edoardo d’inghilterra, intento a nutrirsi ancora dei cadaveri di cui era ospite.
– infatti – gli dissi interrompendolo – ho notato che, siccome il serpente cerca sempre di fuggire dal corpo dell’uomo, gli si vede la testa e il collo uscire dal basso del nostro ventre. ma, poichè dio non ha permesso che solo l’uomo ne fosse tormentato, ha disposto che si tendesse contro la donna per schizzarle il suo veleno, e che il gonfiore durasse nove mesi dopo averglielo iniettato. e per mostrarvi che parlo secondo la parola del signore, è noto che egli disse al serpente per maledirlo che, per quanto avesse cercato di far del male alla donna, irrigidendosi contro di lei, ella infine gli avrebbe fatto abbassare la testa.
troppe volte l’uomo si era illuso di essere arrivato all’agognata conclusione. ma in realtà al traguardo finale mancava sempre qualche metro. ne era sicuro, l’uomo sarebbe caduto prima della linea d’arrivo, senza quindi cadere mai davvero. trovava infantili i sogni catastrofici dei suoi simili. l’illusione era sintomo di inferiorità, tollerata nei giovani ma assolutamente deplorevole negli adulti. e gli uomini, rispetto alla fine, erano tutti come dei bambini. ma lui era diverso, lui aveva ben altri pensieri in testa. le borse che crollavano e l’acceleratore di particelle di ginevra non lo toccavano minimamente. la sua scoperta, quella sì che era importante.
qualche anno prima aveva capito che gli alieni erano sulla terra da un sacco di tempo, praticamente da sempre. l’uomo li aveva sempre avuti davanti ai propri occhi, anzi per la precisione sopra la testa. organismi in forma di vapore, silenziosi, lenti, pazienti. le nuvole. certo, le nuvole! era così facile. così alla portata di tutti. ma lui c’era arrivato prima degli altri. aveva cominciato a studiare le nuvole, fotografarle, osservarne i movimenti, i colori, ogni minima variazione. aveva album con centinaia di foto di nuvole che custodiva nei suoi archivi segreti. le fotografava dalla finestra e poi le stampava in gran segreto, la notte, nella camera oscura che si era costruito artigianalmente nel bagno di casa sua. poi le incollava in grossi quaderni che comprava a blocchi di 20 in tanti supermercati diversi, per non dare nell’occhio.
recentemente aveva sviluppato una nuova interessante teoria. quando capitava di pensare di riconoscere forme familiari nelle nuvole, un coniglio, un cuore e via dicendo, non si trattava assolutamente di coincidenze. a suo parere erano tentativi di comunicazione da parte degli organismi extraterrestri utilizzando simboli a noi conosciuti. anche questa sua teoria, come tutto il resto del suo lavoro, aveva deciso di non renderla pubblica, non ancora. quando qualcuno, nel forum su ufo e altri misteri che seguiva da anni su internet, aveva accennato alla possibilità che le astronavi potessero nascondersi all’interno delle nuvole o che addirittura potessero essere le nuvole stesse, lui aveva manifestato immediatamente un radicale scetticismo, cercando in ogni modo di portare il discorso su altri temi. odiava chi la pensava come lui, o anche chi solo si avvicinava ai suoi pensieri. tendeva ad allontanare le persone che avevano idee troppo simili alle sue. anche se, va detto, non gli capitava spesso di incontrarne.
Sulla sessualità dei sardi
Il maschio di tritone sardo ha invece evoluto una strategia molto piu’ efficiente: la cloaca della femmina e’ piatta con una fessura mediana trasversale, mentre quella del maschio e’ ben sviluppata e rivolta all’indietro. Durante l’accoppiamento il maschio, da vero macho sardo, afferra la femmina per la pelvi senza tanti complimenti e senza un corteggiamento apparente, porta la… ehm… protuberanza cloacale a contatto con quella della femmina e trasferisce la spermatofora direttamente nella cloaca della femmina. Una vera e propria fecondazione interna, insomma. Antropomorfizzando potremmo dire che hanno evoluto un simile comportamento per noia, dato il posto in cui vivono
(link)
ah ma quindi i polacchi sono bravissimi a fare i corti animati e io non lo sapevo? cioè, io ero rimasto a zbigniew rybczynski. e invece ho visto questo ma soprattutto questo, the ark, che è davvero bellissimo (qui intero, in HD).
e comunque dan hillier è meritevole del mio rispetto e soprattutto della mia invidia.
La temutissima lettera di presentazione
ora, quando si cerca lavoro la parte difficile non è tanto scrivere il curriculum ma piuttosto la “lettera di presentazione”, dove si spiega perché vorremmo essere assunti. intanto: vorremmo essere assunti? ecco, bisogna innanzitutto evitare di farsi questa domanda, perché una lettera di presentazione che dice la verità, e cioè “no, in realtà non vorrei lavorare per voi, anzi in realtà non vorrei lavorare proprio” non fa una buona impressione. alla fine, dopo qualche ora di lavoro, sono riuscito a scrivere la mia lettera di presentazione, anche se ho il sospetto di essermi lasciato un po’ andare… è venuto fuori un delirio lirico fatto di espressioni tipo “grandi sfide”, “nuovi orizzonti”, “voglia di cambiare” e “obiettivi comuni”. praticamente sembra un discorso di obama.
finisce che se non mi assumono MI VOTANO.
La fine che non arriva
tracollo economico, banche che falliscono, alitalia, large hadron collider, carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi, negri candidati alla presidenza usa, orsi bianchi che affogano, la destra che vince ovunque, i cinesi nello spazio, risorse che finiscono – e intanto in questo momento in tv c’è una puntata del maurizio costanzo show sul PROBLEMA DELLA DROGA.
rassegnatevi, la fine sembra sempre vicina ma in realtà non arriverà mai.
The spirit of destruction
i collage… da bambino li facevo sempre usando topolino, postalmarket e i giornali di arredamento di mia madre. e chi se ne fotte? sì infatti. comunque: blind brothel papers, collage fatti con immagini porno, santi, gesù cristi, foto antiche, ecc. non so quale sia il senso dell’operazione, però mi piacciono molto.
(e di link in link: altro sito del mese. mentre qua abbiamo di sicuro il video del… uhm.. secolo)
Non si sfugge alla macchina
qualche giorno fa mi sono iscritto a facebook sotto falso nome con l’idea di spiare un po’ di profili e capire le ragioni di tanto successo. poi ho scoperto che per vedere i profili dovevo RICHIEDERE L’AMICIZIA, e allora fanculo facebook e le ragioni di tanto successo – sono tornato a vedere battlestar galactica. mai più aperto facebook. ma oggi mi arriva questo messaggio:
Rossana ti ha inviato un messaggio.
Oggetto: info!!!
“ciao tu sei quel [NOME IMPROBABILE CHE MI SONO INVENTATO] che una volta abitava a san donato milanese e che lavorava alla rti srl di xxxxxxx???”
e ora, ovviamente, la tentazione di rispondere sì è molto forte.
UPDATE:
bonjour, je me demandais si tu es le [NOME IMPROBABILE CHE MI SONO INVENTATO] que j’ai connu il y a une douzaine d’année … ?
Si oui, je pense que tu me reconnaîtras 🙂
Donnes-moi de tes nouvelles.
Cathy
ok.
che sia questo il mio destino?
Buster Keaton e l’11 settembre
http://www.b3ta.com/board/8785941
sarà così che racconterò la storia a mio figlio.
qualcuno dovrebbe spiegare a varg vikernes aka burzum che la frase “meglio soli che mal accompagnati”, che ha messo come motto finale nella sua autobiografia (in basso, in grassetto, tradotta anche in inglese), dalle nostre parti è semplicemente un proverbio detto dalle nonne. per dire, mia nonna lo dice sempre. e in effetti mia nonna potrebbe dare lezioni di morte e odio a molti musicisti satanisti norvegesi.
It is fine! Everything is fine!
dalle immagini che ho visto credo che l’ultimo film dell’idolo crispin glover sia da vedere.
update: e tim burton che gira alice? cazzo.