non c’è proprio possibilità di dialogo con questi mediocri di città. le mie risposte li disarmano, a volte le rileggo e me le gusto, mi sento un provinciale d’alto rango, anche se allo stesso tempo sento il rischio di sembrare un semplice stronzo di bassa lega. sincero ma stronzo. ma è proprio che questi non capiscono, e io capisco che loro non capiscono e che non capiranno mai. parliamo la stessa lingua ma usiamo parole diverse, perché la notte sentiamo rumori diversi. poi prima di dormire magari mi leggo chamfort e tutte le sue noiose pagine su quanto si cagasse il cazzo in società, e c’è voluto un bel po’ perché arrivasse a suicidarsi. perché non farlo prima, oppure perché non fare una strage? perché nell’alta società francese non esisteva lo stragismo? perché si è dovuto attendere tanto? chamfort alla fine era un blogger come tanti altri, eppure la sua figura mi perseguita. un inadeguato che tentava di adattarsi, un suicida dilettante e nel finale addirittura quasi un martire. mi faccio domande inutili, ma loro non si fanno nemmeno quelle. meglio una domanda inutile di una risposta stupida. non ci vengo, è inutile che insistete, non rompetemi i coglioni, ho scelto una casa grande apposta per percepire il più possibile il vuoto intorno a me. e non c’è capra che tenga: sono, sono stato e sarò solo. giro la chiave, spengo la luce, andate in pace.
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