ho sempre avuto questa fantasia di tuffarmi dentro i muri e muovermi negli edifici, da una stanza all’altra, nuotando nel cemento, freddo e accogliente. a scuola, soprattutto alle elementari, era una cosa che pensavo in continuazione: mentre la maestra parlava mi immaginavo prendere la rincorsa, lanciarmi contro il muro e nuotare nel cemento. andare nelle altre classi, apparire di qua e di là senza che gli altri se ne accorgessero – la mia faccia che spunta tra un disegno e l’altro appesi alla parete – e poi ascoltare le altre lezioni, spiare nei bagni delle femmine e infine andare fuori, nel giardino. perché l’obiettivo era ed è sempre stato quello: scappare via. non attraverso la porta, non attraverso le finestra, ma passando dal muro.
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3 risposte su “Nuotando nel cemento”
non attraverso la Toscana, ma pensando del nero.
attento a non restare bloccato come il pesce D:
a volte ci pensavo. di colpo il cemento sarebbe ritornato solido e io sarei rimasto incastrato nei cessi.