Sei del pomeriggio, ha appena smesso di piovere, dunque è il momento migliore per uscire, perché la città è molto scenografica, tutto è lucido e pulito, le luci si riflettono ovunque e si può camminare con l’ombrello chiuso che all’esigenza può essere utilizzato come arma mortale. Potrei perfino fischiettare, ma decido di non esagerare nel godermi quella che si prospetta come una rilassante passeggiata: potendo fare 31, sempre meglio fare 30.
Scelgo strategicamente le strade meno frequentate in assoluto, cosa abbastanza facile qua in centro. Mentre cammino faccio alcune riflessioni che metto nel mio archivio mentale di possibili spunti futuri, di solito del tutto inutili:
- Se in futuro si vivrà a lungo si allargherà il target dei pedofili. Tipo un 400enne che violenta un 30enne. Quali possibili conseguenze nel diritto?
- Utilizzo errato dell’anzi. Ad esempio: “io non ho nulla contro gli omosessuali. anzi. ” Qui anzi vuol dire che gli omosessuali ce l’hanno con te?
- Quando leggo titoli come “scontro tra mercedes e panda, muore una persona” spero sempre che il morto sia quello della mercedes.
Ma alla fine, come sempre, finisco in chiesa. E’ sempre così, da anni. C’è sempre una messa appena iniziata. Sugli scalini mi ferma una signora nera, mi dice “buonasera”, io rispondo “buonasera”, poi mi dice “mi scusi” e io dico “mi dica”, e mi chiede dei soldi per andare a comprare il latte per il suo bambino. Rispondo che non ho soldi e poi nel tratto dagli scalini alla porta d’ingresso faccio la mia camminata da “ho appena mentito a una mendicante”, cioè cerco di mascherare il senso di colpa e allo stesso tempo di non far tintinnare le monete in tasca. Mi sentirò in colpa per il resto della giornata, anche se sono in parte rincuorato dall’idea che la signora nera penserà che sono lo stereotipo del cattolico ipocrita che va ad ascoltare Gesù ma non dà soldi a chi ne ha bisogno.
Entro in chiesa e subito mi sento a mio agio. C’è la giusta luce, i giusti spazi, la giusta temperatura. Peccato solo per le sedie scomode. All’interno rimbomba la voce del doppiatore di frate Tac del Robin Hood Disney: davvero, identica. Mi siedo in fondo, dove non si capisce nulla di quello che dice. Ci sono molti giovani. Quindi la prossima volta che leggete un articolo di qualche giornale di stampo cattolico che sostiene che in chiesa ci vanno anche i giovani, credeteci perché è vero: ci sono, li ho visti.
Ma ad attirare il mio sguardo è qualcosa di meraviglioso e imprevedibile che sta accadendo sulla navata di sinistra. E’ quel genere di immagine magica e perfetta che solo il caso ti può regalare.
Durante la messa chi vuole si può confessare. Penso sia una cosa fatta per ottimizzare meglio il tempo e venire incontro alle esigenze della gente rendendo l’esperienza più performante: in un’ora fai tutto, messa, comunione, confessione. Ma il prete che confessa è su una sedia a rotelle, non può entrare nel confessionale, per cui l’hanno parcheggiato in un angolo, ed è davvero piccolissimo, si vede solo l’abito che sembra appoggiato alla sedia, come se qualcuno dovesse indossarlo, ma dal collo spunta fuori la sua testa, quasi del tutto coperta da una cuffia di lana, e due mani che sembrano finte. Al suo fianco una sedia, dove in quel momento c’è una ragazza molto bella, capelli neri, giacca di pelle nera, stivali neri fino al ginocchio. Si è piegata per arrivare all’altezza della testa del prete, quindi i capelli lunghi scendono giù – per la forza di gravità, sapete – formando una specie di strano sipario.
La composizione è perfetta, ma non nel senso che si intende di solito. E’ perfetta proprio perché è quel genere di cose che seguono le proprie regole di armonia e composizione, del tutto misteriose e imprevedibili. Oltretutto, a renderla ancora più interessante, c’è il fatto che sembra che la ragazza stia confessando il prete sulla sedia a rotelle e non il contrario. Registro la cosa nel mio archivio di fotografie non scattate e penso che questa messa mi abbia dato abbastanza. Quindi vado via.
Da meschino quale sono ovviamente esco dalla porta più lontana dalla signora nera, anche se ho già calcolato come piuttosto improbabile una sua seconda richiesta di denaro. Eseguo perfettamente l’uscita dalla chiesa: controllo sempre prima se c’è scritto tirare o spingere, quindi le mie uscite da qualsiasi tipo di edificio sono sempre perfette. Ma fuori, sugli scalini, mi accorgo che c’è qualcosa di strano. La strada non è più come prima: non ci sono più le macchine, non c’è più la signora nera, di fronte a me è scomparso anche il palazzo con i portici. C’è un misterioso buio nero, mi sembra di sentire il rumore del mare, odore di rum e dei pirati cantare una canzone.
Ho sbagliato porta.