Non sogno da tempo, ma a volte diciamo che lo faccio da sveglio, e uno dei miei incubi ricorrenti è finire in un’inchiesta di Report. Subito dopo i problemi di salute è l’ipotesi peggiore che riesco a immaginare. Mi sveglio una mattina e trovo una chiamata di mia madre. Messaggio: “chiamami”. Altro messaggio di un amico “O madonna, ma non sapevo. E ora cosa fai? Mi dispiace, ti sono vicino”. Chiamo mia madre, che mi spiega tutto. Cerco lo streaming su internet, c’è una mia telefonata intercettata, c’è un servizio con la videocamera nascosta, c’è la Gabanelli che fa lo sguardo gelido prima dello stacco pubblicitario, ci sono io che parlo con i sottotitoli, non si capisce bene cosa ho fatto ma c’è odore di inculata nell’aria, diciamo così. Fanno vedere delle tabelle, fanno vedere dei numeri, grafici, frasi evidenziate, zoomate su documenti protocollati, lauree false, persone con accento romano e la faccia pixellata, tutti elementi che portano a una conclusione: è colpa mia. Ho fatto qualcosa di terribile. Non so cosa, forse ho rubato soldi, forse hanno scoperto che, dal 2009 a oggi, non ho mai messo le marche da bollo da 1,81 sulle fatture, che a volte frego il pakistano con le monete, che se posso lavoro in nero, che a volte passo con il rosso, che se potessi fottere migliaia di sconosciuti lo farei, SCOPPIO A PIANGERE. Sono il cancro di questo paese, sono il paese di questo cancro, sono il sindaco di Cancrolandia, se mettono il mio sangue in quello di un’altra persona quella persona muore, se stringo la mano a una persona onesta quella prende fuoco tipo album dei Pink Floyd, sono amianto tra i capelli di una bambina, sono il petrolio sulle ali di un gabbiano, quando i bambini africani vogliono mangiare c’è qualcuno che dice “scusate bambini ma c’è un signore in italia che ha rubato tutto e quindi anche oggi non si mangia” e loro scoppiano a piangere, quindi chiamo ancora mia madre, che non risponde, chiamo perfino mio padre, ma non risponde nemmeno lui, allora sento suonare alla porta: sono gli sbirri. Primo pensiero: mutande pulite. Mi cambio velocemente mentre loro continuano a suonare, apro e non ho nemmeno il tempo di dire qualcosa: vengo incappucciato, portato via, caricato su un furgone, mezz’ora dopo mi fanno scendere, mi legano a una sedia, mi tolgono il cappuccio e sono in uno scantinato umido. Nel buio intravedo una figura che avanza verso di me. E’ la Gabanelli. Indossa una divisa da nazista sadomaso, in mano ha un frustino, si avvicina e io subito inizio a piagnucolare, velocemente mi passano per la mente le torture della Cia a Guantanamo, un paio di film horror recenti, le immagini di una colonscopia, mia madre che scuote la testa delusa, mia nonna morta, il mio cane morto, e poi dico “Va bene, confesso! Sono stato io! La colpa è mia! Faccio schifo!” ma la Gabanelli mi dice “Non è necessario che tu confessi, anzi: è del tutto inutile. Sei già colpevole” e di colpo lo scantinato viene illuminato da potenti fari, sulle pareti proiettano delle tabelle con dei numeri, vedo cifre a tre zeri, virgole, euro, iva, e dico “Scusi un attimo signora Gabanelli, mi perdoni, ma guardi che io guadagno poco, queste cifre non credo mi riguardino, a momenti vado a mangiare alla Caritas, per capirci, glielo dico con rispetto, mi creda, insomma ci dev’essere un errore”. La Gabanelli non risponde, piega leggermente la testa e dice “defloratelo”.
Vorrei dire che a quel punto mi sveglio, ma come ho detto all’inizio da un po’ di tempo non sogno, quindi queste cose le penso da sveglio. E non c’è modo di sfuggire se non: dormire.
3 risposte su “Report”
è un caso che i commenti di questo post verranno chiusi il giorno di Natale?
sì
io sono più fortunato, perché mi succede la stessa cosa ma con quelli delle iene. Va a finire che esce Lucci, cominciamo a fare gli imbecilli per smorzare i toni, e tra un mortaccidetunonno e maccepensi, tiriamo fino alla pausa pubblicitaria che dopo tocca a un altro.