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Un’opera provocatoria

A

E qui si provoca, signori miei. Questa è arte che provoca, non ci sono dubbi. C’è di sicuro del neoclassicismo, ma allo stesso tempo quest’opera anonima (“Carabinieri di Catania” è il nome di un collettivo già autore di altri pezzi interessanti ma spesso non rivendicati) è parodia irriverente: la posa plastica, le giare di terracotta, gli strumenti a fiato per terra, il carabiniere di sinistra che tiene in mano un clarinetto come se impugnasse un fucile. Impossibile non cogliere i riferimenti alle performance che l’Isis sta compiendo nella città di Hatra dove le statue vengono distrutte a colpi di kalashnikov. Quest’opera catanese si inserisce nella corrente del vasismo, di scuola napoletana, di cui forse cita il celebre “Carabiniere dà le spalle ai vasi”, opera di qualche anno fa tuttora insuperata per l’emozione e la tensione che crea nello spettatore, dove i vasi rappresentano un vero e proprio paesaggio interiore del soggetto in primo piano che volge lo sguardo fondamentalmente verso se stesso.

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