dovete dunque sapere che dopo che eva e suo marito ebbero mangiato del frutto proibito, dio, per punire il serpente che li aveva tentati, lo relegò nel corpo dell’uomo. da allora non è nata creatura umana che, in punizione del peccato del suo progenitore, non nutra nel suo ventre un serpente nato da quello. voi lo chiamate intestino, e lo credete necessario alle funzioni della vita, ma sappiate che non è altro che un serpente ripiegato su se stesso in parecchie spire.
quando sentite le viscere urlare, è il serpente che sibila e che seguendo la sua ingorda natura, come un tempo incitò il primo uomo a mangiare troppo, domanda di mangiare ancora; perché dio che, per castigarvi, voleva rendervi mortale come gli altri animali, vi fece possedere da questo animale insaziabile, affinchè a dargli troppo da mangiare soffocaste, o se, quando con i suoi denti invisibili vi morde lo stomaco, gli rifiutase il cibo, si mettesse a urlare, a tempestare, a scaricare quel veleno che i vostri dottori chiamano bile, e a tal punto vi soffocasse, con il veleno iniettato nelle arterie, da esserne presto consumati. per dimostrarvi che le budelle sono un serpente che avete in corpo, sappiate che lo si trovò nelle tombe di esculapio, di scipione, di alessandro, di carlo martello e di edoardo d’inghilterra, intento a nutrirsi ancora dei cadaveri di cui era ospite.
– infatti – gli dissi interrompendolo – ho notato che, siccome il serpente cerca sempre di fuggire dal corpo dell’uomo, gli si vede la testa e il collo uscire dal basso del nostro ventre. ma, poichè dio non ha permesso che solo l’uomo ne fosse tormentato, ha disposto che si tendesse contro la donna per schizzarle il suo veleno, e che il gonfiore durasse nove mesi dopo averglielo iniettato. e per mostrarvi che parlo secondo la parola del signore, è noto che egli disse al serpente per maledirlo che, per quanto avesse cercato di far del male alla donna, irrigidendosi contro di lei, ella infine gli avrebbe fatto abbassare la testa.
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