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Diario dalle cure termali

a un certo punto della mia vita un dottore mi ha mandato a fare delle cure termali. era chiaramente una stronzata inutile, ma io seguo sempre il flusso e quindi ci sono andato.

metto giorno 1, 2, 3 ecc. per dare un’ordine fasullo, in realtà è scritto a caso.

Giorno 1

E se diventassi cieco? Dico la verità: è una cosa che ho pensato. E’ strano, perché non penso mai che mi possa capitare qualcosa. Il mio fatalismo è talmente estremo che non esiste il concetto di “capitare qualcosa”. E’ tutto parte di un’unica onda. Come diceva mia nonna, “forse è meglio così”, per tutto. Eppure questa cosa degli occhi mi ha toccato: ho pensato che possa andare male, se non ora in futuro, insomma che possa perdere la vista, che in parte ho già perso. La cosa buffa è che mi dispiace non tanto non vedere, ma non poter riprodurre con precisione ciò che vedo. Che poi è sempre stato così. Quante volte non ho messo a fuoco? Eppure solo ora lo vedo come un rischio.

Giorno 2

Detto ciò, che davvero non c’entrava niente con le cure termali, il primo giorno lo ricordo per l’inadeguatezza. Tipico. Non sai come fare le cose, la carta magnetica va passata in alto o in basso? Poi dove devo andare? Devo schiacciare io il bottone o parte da solo? Ti danno un corredo con pettorine per non bagnarsi col vapore, fazzoletti (importanti, vedremo dopo), cuffia per la testa e altri accessori da aerosol e docce nasali. Le infermiere sono tutte grassocce, rubiconde direi, e parlano un po’ in italiano e un po’ in dialetto, come da copione. Simpatiche, ma probabilmente abbiamo posizioni politiche opposte. Sono del tipo che prima fanno le gentili e poi ti trattano come un bambino e ti dicono “fai a modo!”. Mi piace essere trattato così.

Giorno 3

Uno degli infermieri è albino. Sembra sempre che sorrida, ma mi sa che è proprio la sua faccia, magari in realtà è tristissimo. Parla piano e con un tono suadente, da farmacista o serial killer maniaco, dipende. Forse penso così solo perché è albino. Il secondo giorno già mi atteggio da esperto, so cosa fare, come farlo e quando farlo. Alla fine uno dice “vado alle terme” e tutti immaginano “beato”, ti vedono in scenari lussuriosi nell’antica roma, in realtà si tratta di fare 30 km di strada trafficata e inquinata in sostanza per fare l’aerosol a fianco a dei vecchi catarrosi. Però.

Giorno 4

Al quarto giorno ho imparato la strada e non ho più usato il navigatore del cellulare. I pazienti sono quasi tutti vecchi in versione estiva. Questo vuol dire camicie dai toni psichedelici, pantaloncini cortissimi, calzini al ginocchio e mocassini o scarpe da tennis. Ce n’è uno che sostiene di essere un grande ballerino, va in una discoteca famosa per essere frequentata dalle badanti. Dice che balla da 45 anni, un’infermiera lo provoca e lo sfida a mostrare qualche passo, lui si accenna un cha-cha-cha tra pazienti che tossiscono e starnutiscono e altri che fanno l’aerosol. Sorrentino torna a casa e vai a studiare.

Giorno 4

Senza alcuna spiegazione scientifica, si ripete il giorno 3, identico, in ogni momento. Di nuovo la scena del vecchio ballerino, forse qualche dettaglio è leggermente diverso, qualche camicia hawaiana dalle stampe simili ma non identiche, o forse sono mie paranoie. Forse è solo lo stesso giorno vissuto due volte.

Giorno 5

Quando arrivo fisso quelli che già stanno facendo le cure. Vedo questi vecchi con gli occhi chiusi, la bocca spalancata ad aspirare queste presunte “acque della salute”, come se fossero le ultime fondamentali boccate d’aria. Alcuni sembrano morti. Ogni cura dura 10 minuti, è tutto automatizzato, non c’è modo di imbrogliare. Dopo 10 minuti il getto si ferma e ti devi alzare. Tra una cura e l’altra devi fare 10 minuti di pausa, durante i quali controllo Twitter e mi guardo intorno come se avessi una vita indaffarata. In realtà ce l’ho realmente, ma lì ostento la cosa, non so perché. Paura della morte, direbbe uno psicologo (o Sorrentino).

Giorno 6

Rendersi conto che non c’è un motivo preciso per cui si esiste. Non un motivo per cui si è nati – cioè, quello c’è ed è la continuazione della specie, credo – ma il motivo per cui si continua. L’essere o non essere. Nonostante questo, quando l’infermiera grassa ti dice che devi aspettare, devi aspettare. Lei non si pone questi problemi, parla sempre di cosa ha cucinato ieri e di cosa deve cucinare oggi, di cosa ha visto in tv oggi e di cosa cucinare oggi di nuovo. Mi è molto simpatica. Io a lei penso di no, ha quello sguardo che conosco bene da “potresti avere l’età di mio figlio ma tu a confronto sei uno sfigato”. Quindi anche se io tento di entrare prima per la seconda fase della terapia anche se non sono passati i famosi 10 minuti ma solo 2, lei mi dice di aspettare. E io aspetto. Lei mi dice “fai a modo!” e io faccio a modo.

Giorno 7

C’è una stanza che non avevo notato. Vedevo delle persone sedute lontano dalla zona dell’aerosol termale, ora forse capisco il perché. C’è un trattamento misterioso di cui non sono a conoscenza. Si accende una luce rossa, l’infermiere albino fa un cenno solo ad alcuni, che si alzano ed entrano in una stanza dove non so cosa succede. E’ tutto molto fantascientifico. Ho pensato di intrufolarmi per curiosità ma alla fine chi se ne frega, non sono in un film. O forse sì? Forse sono in un film? Spero solo che non sia un film di Sorrentino. Sarebbe una beffa.

Giorno 8

Come gli altri, ma con qualche minima variazione. Idem i successivi.

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