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E se le onde spezzano il cavo, voi lasciatemi andare

entrare nell’acquario di barcellona costa 17 euro + 3 euro per la guida, cioè un opuscolo di carta patinatissima, completamente inutile e anzi dannoso per il pianeta. la visita dura un’ora e mezza circa, oppure tre ore se vi incantate davanti ai polpi. nella prima parte ci sono i tipici vasconi uguali in tutti gli acquari del mondo con le varie specie del mare mediterraneo e dei mari tropicali. sono circa una ventina. ma il livello di godimento sale improvvisamente con l’oceanario: un tunnel sottomarino meraviglioso, con squali e pesci luna che vi passano sopra la testa e per circa 100 metri vi sembra di stare sul fondo del mare assieme a un gruppo di turisti tedeschi. a metà del tunnel c’è una sala buia con delle gradinate dove è possibile rilassarsi osservando i pesci e pensare a quanto è brutta e misera la vita terrestre. usciti dal tunnel, dopo aver pregato di fronte al drago frondoso, si arriva alla sezione “esplora”, in teoria dedicata ai bambini, ma quando ho visto un finto sottomarino dove, piegandosi un po’, era possibile entrare e giocare con i comandi e fingersi il capitano nemo, e poi la tuta da palombaro, la balena gigante da visitare con tanto di calamaro gigante all’interno e la sezione “mondo dell’oscurità” con le misteriose creaturine degli abissi, beh a quel punto ho pensato: fanculo i bambini, questo posto è evidentemente progettato per me. cose negative dell’acquario di barcellona: decisamente troppe coppiette. purtroppo la mia proposta di proibire l’accesso alle coppiette nei luoghi pubblici non ha avuto molto successo. però dovrebbero almeno evitare di pomiciare davanti ai polpi, soprattutto mentre io sto girando il mio filmino delle vacanze da mostrare ai nipotini che non avrò mai.

8 risposte su “E se le onde spezzano il cavo, voi lasciatemi andare”

Bè diciamo che già “Barcellona” non prometteva bene, città buona solo per laureande, FabiVoli e marchette di Woody Allen.
Ma tutta questa fissazione per i polpi deriva dall’omonimo Polmo?

beh su barcellona occhio alla sindrome “beatles merda”. non è una brutta città, e l’acquario è molto bello (e infatti ho parlato solo di quello). fissazione? quale fissazione?

io non ci sono mai stato, ma è nettamente la città più chiacchierata e apprezzata degli ultimi anni e quindi sputo tsk su tsk.
Fissazione nel senso 2 post qui e polmo di là (guylums), creature affascinanti, anche con un buon bianco nevvero.

vabbè sì, è la città ggiovane, capisco l’odio. però il biglietto costa pochissimo, c’è un acquario e non ci sono le leggi anti fumo. a me basta. poi certo, per strada trovi solo gruppi di minorati italiani (quasi sempre del sud) del tipo IO E I MIEI AMICI SIAMO TROOOOPPO PAZZI AHAHAHAAH, però che vuoi, è a un’ora e mezza da casa. potessi permettermelo avrei preferito il laos, ad esempio.

io mi chiedo, è possibile odiare una città? E’ un pò come odiare un idioma.
Ma soprattutto, l’odio non è possibile che sia legato prettamente ad esperienze personali che esonerano dalla città?
Ok, tolgo il disturbo 🙂

appunto, dai. è un po’ come odiare un gruppo perchè si odiano i fan di quel gruppo, cosa che sarà capitata a chiunque di voi.

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