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L’invidia del cancro

stavo parlando con una persona che potrebbe avere il cancro e mi sono accorto che stavo provando una forte invidia. In realtà mi è capitato già altre volte. chi ha il cancro può permettersi di tutto, io ho una serie di piccole malattie sfigate – compresa una rara e degenerativa – che però, anche sommate, non fanno comunque un cancro.

diciamo che se mettessimo sul piatto di una bilancia tutte le mie piccole magagne e sull’altro anche un piccolo cancretto, non ci sarebbero dubbi: vincerebbe il cancro.

anche solo la parola, cancro, suona molto più forte dei nomi delle mie malattie, che spesso hanno suoni un po’ comici che ricordano i nomi dei gelati. del tutto imparagonabili con CANCRO. ma a parte questo, è praticamente impossibile di fronte a una persona col cancro attirare l’attenzione su di me, magari dopo che lui o lei hanno parlato del cancro dicendo IO HO UNA RAGADE ANALE!

sono super invidioso quando mangio fuori e alla tavolata c’è qualcuno che ne parla con disinvoltura e subito penso che io saprei farlo meglio. che sarei più bravo a gestire il cancro socialmente, come se fosse un vestito da indossare. anche quando fanno le battute, l’autoironia, faccio la risata finta Eheheheh ma penso: io avrei fatto una battuta migliore. ma non posso farla, perché non ho davvero il cancro.

vorrei avere il cancro anche solo per le battute, per poterne parlare a tutti, per poterne scrivere, ecco, soprattutto per poterne scrivere. vedo come uno spreco chi ha il cancro e non ne scrive, oppure chi ce l’ha, ne scrive ma lo fa male, fa libri che fanno schifo. e allora datemi il vostro cancro, scriverò io il libro. sarà spassoso ma farà anche scendere qualche lacrima.

tornando alla pizzeria ci sarebbe sicuramente la scena del tizio che, dopo aver fatto ridere ma anche riflettere, si alza per andare in bagno – probabilmente a esultare davanti allo specchio per le battute riuscite, o almeno io farei così – e gli altri a dire: guarda come la prende bene, è un mito, guarda com’è forte, è una roccia, un lottatore, è un vero uomo! tutti a parlarne bene.

probabilmente di fronte a una scena così perderei il controllo e andrei sul paranoico e direi: ma lo conoscete bene? che ne sappiamo che ha davvero il cancro? magari sta inventando tutto per attirare l’attenzione. qualcuno ha visto le cartelle cliniche per caso? a me sembra in forma, sano come un pesce! io non mi fido, magari l’ha fatto solo per non pagare.

e invece, tornando dal bagno, scopriamo che il tizio ha pagato per tutti, l’angelo del cancro ci ha offerto la pizza, poi fuori dicono che comunque pare stia guarendo, e allora perché ne abbiamo parlato tanto scusate? allora parliamo anche del mio raffreddore già che ci siamo. se sta guarendo forse si può ridimensionare, parliamo della mia malattia rara agli occhi, che è un po’ come un personaggio non giocante di un videogioco, mentre il cancro è il boss finale.

per dire, quest’anno faccio 25 anni di depressione e non ho diritto manco a uno sconto al cinema. uno che era all’asilo con me ha il cancro da quattro anni. mio padre, quando me l’ha detto, ha usato lo stesso tono che usa quando mi dice di qualche mio coetaneo che si è sposato o è stato assunto alla regione. Insomma, e tu disgraziato alla tua età ancora niente? un diabete, una leucemia fulminante? rompi le palle con la bronchite e questa cosa agli occhi, quando c’è gente che ha già un vero cancro.

ho tutta una lista di battute autoironiche sul cancro già pronte, nella speranza  prima o poi di poterle usare. ovviamente non le condivido adesso, perché se no poi “quelli” me le rubano, anche se alcune sono davvero spassose, talmente divertenti che le ho lette a un amico con un cancro al cervello e ha riso per sei ore, senza fermarsi. l’hanno dovuto addormentare i medici e io sono stato allontanato dall’ospedale.

ci sono poi i casi in cui il cancro viene al tuo o alla tua partner. anche lì provo fastidio, perché non è che puoi dire “abbiamo il cancro”, è una cosa individuale, ce l’ha lei/lui, non tu. e poi, comunque, non lo vorrei condividere, vorrei che fosse mio, è un po’ come il car sharing, idealmente è un’idea buona e ne parlo sempre bene, ma so come sono fatto, alla fine non funzionerebbe. vorrei la mia macchina così come vorrei il mio cancro.

a volte in treno ho fatto interviste immaginarie dove rispondevo a domande di solito delle radio (non immagino di parlare del cancro in tv) sul mio cancro.

qualche battuta iniziale, di quelle che non metto se no le copiano, poi serissimo, filosofico con la barba di tre giorni, ogni tanto la mano a sistemare i capelli, il biglietto al controllore, veramente non l’ho fatto, mi alzo, vado nel vagone successivo e così via, tanto scendo tra una fermata, e poi HO IL CANCRO PERDIO NON DEVO PAGARE IL BIGLIETTO.

3 risposte su “L’invidia del cancro”

qualche comico standup prima o poi te lo frega e diventa famoso, poi però si ammala davvero e nel mezzo di una crisi di coscienza rivela al mondo che la sua fonte eri tu, e scompare come Luttazzi di fronte a internet. Tu che nel frattempo eri appena riuscito a fartene una ragione decidi di usare la nuova fama per scrivere su Twitter a elon musk, proponendogli di fare un grande pivot di tutti i suoi capitali per curare definitivamente il cancro. Dopo 3 anni e 4.000 miliardi di euro arriva la soluzione: il cancro non esiste davvero sul piano fisico perché viene immaginato su internet, che poi entra in risonanza col dna. A quel punto l’unica soluzione per sradicare il cancro é demolire internet, ma sappiamo quanto quella maledetta arpanet sia resiliente! inoltre elon ha tanti dilemmi etici perché a lui… piacevano internet, Twitter, i meme, ecc.

“non esiste davvero sul piano fisico perché viene immaginato su internet, che poi entra in risonanza col dna” > giuro che questo passaggio “scientifico” per un attimo mi ha portato a credere a tutto il resto.

in seguito si scoprirà la più antica delle verità, cioè che tutto é parola. Certe combinazioni specifiche di parole portano il corpo a reagire attuando in autonomia mutazioni del dna. Per cui, più parole… più possibilità che il cancro si propaghi. solo quando la società mondiale sarà riunita (come voleva Bertrand Russel) potremo finalmente proporre un anno di lockdown delle parole. A quel punto tutte le malattie svaniranno (non solo il cancro) e la nostra società sarà pronta a seguire i nostri predecessori di Atlantide. Alcuni di noi però torneranno ad abitare sugli alberi in segno di protesta, per esempio Elon non accetterà mai il Silenzio.

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