Geppetto è un ex falegname che si è rovinato a causa della sua ludopatia. Si è venduto tutto per giocare al videopoker. Un giorno, sentendosi fortunato, si gioca i pochi risparmi rimasti e perde tutto. Disperato, mentre si scola un ultimo gin tonic, ha un’idea folle: “Se avessi un figlio, lo potrei mandare in giro a lavorare e a procurarmi i soldi per continuare a giocare!”. Così, si rimbocca le maniche e crea Pinocchietto, un burattino fatto di pezzi di legno recuperati dalla discarica. Ma Pinocchietto, nonostante sia di legno, non è privo di coscienza. È dotato di una volontà tutta sua, e fin dal primo momento capisce che la vita con Geppetto non sarà facile. Inizia a lavorare come rider, ma per Geppetto i soldi non sono mai abbastanza, perché la sua passione per il videopoker è divorante. Pinocchietto allora fa le pulizie, il lavapiatti, il lavavetri abusivo, il venditore di accendini e fazzoletti, ma niente da fare, i soldi non bastano mai. Pinocchietto, stressato e prigioniero dell’ansia, inizia a sentire ossessivamente una voce nella sua testa, lo chiama il Grillo Parlante, che gli dice che non è reale, che è solo un burattino. Geppetto, ormai al culmine della follia, pensa di farlo prostituire: “Tu non sei un bambino vero, sei un pezzo di legno, è legale!” gli dice. Pinocchietto è sempre più tormentato: non si riconosce nel suo corpo di legno, vorrebbe avere un corpo di carne. La sua pelle di legno, dura e rigida, è un continuo promemoria del suo desiderio di essere qualcosa di diverso. Ogni giorno lotta con la sua natura, cercando di adattarsi a un corpo che non gli appartiene. Stufo della relazione col padre ludopatico e parassita decide di andare a trovare la sua nonnina che abita nel bosco. Lungo il cammino incontra il Lupo, un vecchio raver che vive in una roulotte e che dà a Pinocchio l’MDMA. “Ti farà sentire come dovresti essere”, sussurra il Lupo con un ghigno, seducente anche se gli mancano diversi denti. Il cambiamento di Pinocchietto è immediato: il legno si scioglie in carne viva, le sue membra sono morbide, calde, sensibili. Improvvisamente non sente più la voce del Grillo Parlante, ogni ansia è sparita. Il piacere lo pervade, la realtà si deforma in un vortice di euforia e libertà. Per la prima volta si sente completo, vero, reale. Ringrazia il Lupo, lo abbraccia, poi si mette a correre nudo tra gli alberi e arriva alla casa della nonnina completamente su di giri. La povera vecchia è a letto, pallida e malata, ma Pinocchietto è euforico: mette musica, balla sui mobili, ride. “Nonna! Guarda come sono vero! Come sono libero!” grida, roteando su se stesso, abbracciando la vecchia che tossisce e quasi soffoca. “Sono io, sono veramente io! Ti amo nonna! Amo tutti!”. Pinocchietto inizia a indossare gli abiti della nonna prendendoli dall’armadio. Poi si guarda allo specchio e si ammira, baciandosi il braccio. “Sono bellissimo!”. Si dipinge il volto con marmellata, miele e farina, sotto gli occhi ormai terrorizzati della vecchia, e improvvisa un numero di burlesque surreale. Dopo qualche ora però l’effetto svanisce: Pinocchietto si sente di nuovo rigido, il fuoco dentro di lui si spegne, si siede a terra e cerca di togliersi il miele appiccicoso. Si sente molto stanco, allora torna dal Lupo che gli propone di restare a vivere con lui. Si procurano un’altra roulotte, si uniscono a loro anche una ragazza dai capelli turchini, uno spacciatore di nome Lucignolo, e una coppia gay di ex raver che si fanno chiamare il Gatto e la Volpe. Ogni notte il gruppo si riunisce sotto gli alberi, le casse sparano techno, le luci stroboscopiche illuminano il bosco, la ragazza dai capelli turchini danza scalza con gli occhi persi nel cielo, tutti prendono l’MDMA. Pinocchietto, felice, si guarda le mani: “Finalmente sono vivo”.
2 risposte su “Pinocchietto rosso”
notevole!! ma cosa c’entra il lupo??
è il lupo di cappuccetto rosso