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Ma galleggiare in questo modo non era una soluzione

Se qualcuno mi facesse la domanda “Qual’è il tuo racconto preferito?”, cosa che non capiterà mai, perché la gente non mi fa mai domande di questo tipo e quindi mi tocca farmele da solo (e comunque parlo veramente con poche persone e di queste poche una metà non è interessata alle mie risposte mentre per quanto riguarda l’altra metà sono io che non sono interessato alle loro domande; ma diciamo che ragioniamo per assurdo), prima gli farei notare che “qual è” si scrive senza l’apostrofo, così, giusto per fare lo stronzo gratis, e poi risponderei che il mio racconto preferito è “Il crampo” di Gao XingJian. E’ un raccontino breve e semplice semplice, come ti aspetti da un cinese che ha vinto il Nobel, ma all’altezza della semplice complessità di Hemingway e la complessa semplicità di Joyce. Breve e potente, simbolico ed evocativo, dentro c’è tutto e soprattutto ci sono io.

Il fatto è che io leggo sempre il giornale. E mi piace molto leggere le notizie degli annegamenti, che sembrano tutti uguali e invece sono tutti diversi.

Quest’anno diverse persone sono affogate lungo le coste dell’isola e ogni volta che leggevo la notizia di un annegamento – e ogni volta che facevo il bagno in mare rischiando a mia volta di affogare – pensavo che quello poteva essere io, e mi veniva in mente questo racconto di Gao XingJian letto molti anni fa.

Mi è capitato molte volte di superare quel limite invisibile, quando guardi la costa che si allontana e pensi che forse non ce la fai a tornare indietro, e ovviamente questo si presta a molte facili metafore. Anzi, dato che ci siamo: mi è capitato anche di pensare che quel limite l’ho superato e che quello che è tornato a riva non ero più io. Ma anche se fosse: con chi parlarne? E’ difficile spiegare con le parole cos’è un crampo a una persona che non ne ha mai avuto uno.

Ecco, in questo racconto è descritto alla perfezione, con le parole, tutto questo e molto altro. E soprattutto la solitudine.

5 risposte su “Ma galleggiare in questo modo non era una soluzione”

molto bello. se fossi stato qua vicino, mi avresti sentito dire a metà racconto “CHE SFIGA!” (quando arriva la medusa)

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