Le rare volte che mi capita di andare al centro commerciale ho la sensazione di trovarmi in un upgrade dei quadri di Bosch. Resto abbagliato da quanto possa essere oscena e mostruosa la realtà, e quanto eccessivamente illuminata. Ma soprattutto: perché le guardie dei centri commerciali sono sempre pelate e le tipe delle pulizie invece sono sempre basse? Dev’essere una specie di selezione genetica, come quella immaginata nel Mondo nuovo di Huxley. Probabilmente il dna delle persone viene programmato prima della nascita in base alla loro futura occupazione. Quindi le guardie che rendono meglio sono quelle pelate, mentre le donne delle pulizie più performanti sono quelle basse. Questo però non spiega perché mi capiti spesso di scontrarmi con un signore con i baffi nello scomparto del cibo per animali. Sempre lo stesso. Sempre lì. Sempre con i baffi.
***
A proposito di animali, questo è un brutto mese per le piccole bestie domestiche. Dopo il gatto, è morto anche il coniglio. Il povero Buster ha passato un pomeriggio intero di agonia nella sua gabbia 120×45 e io con lui, dato che a intervalli regolari andavo a controllare come stava. Ogni volta pensavo che fosse morto, ma di colpo voltava la testa verso di me e mi fissava con i suoi inquietanti occhi rossi, come dire: no, sono ancora vivo. L’ultima volta che sono andato a controllarlo però non si è mosso. Ho aspettato un po’ per sicurezza, immobile, come in quelle scene dei film horror moderni dove ti aspetti che capiti qualcosa all’improvviso, ma non è capitato. Allora ho preso dei guanti di plastica e una busta per svolgere il funerale. Era già in rigor mortis per cui era rigido, sembrava un pupazzo essiccato, e mi ci è voluto un po’ per infilarlo nella busta. L’ho smaltito nei rifiuti organici, assieme ai resti di un anguria.
***
Capita così, che in un periodo privo di reali scosse emotive, anche la morte di un coniglio nano sembra essere un evento significativo, forse proprio perché non ha alcun significato. Da questo punto di vista le morti dei piccoli animali domestici sono le peggiori. Criceti, topi, conigli nani, pesci rossi, persino i porcellini d’India, che mi hanno sempre fatto schifo, queste minuscole bestie hanno vite insignificanti e non sembrano avere un motivo per cui vivere, non solo per loro stessi, ma nemmeno per qualcun altro. Eppure quando muoiono ti dispiace, ti dispiace profondamente, ma soprattutto ti dispiace che abbiano vissuto e che tu non abbia potuto fare niente per evitare nè l’inizio nè la fine di queste piccole e ridicole esistenze. Come capita con alcune persone, ti accorgi che vivevano solo quando muoiono; solo che, a differenza di quanto capita con le persone, provi dispiacere per loro e un po’ ti senti in colpa.
***
Ad esempio, l’utente di Yahoo Answers Simply the best, affranta dalla morte del proprio animaletto, ha scritto un disperato messaggio dove si dichiara “in depressione”:
Sono in depressione e morto il mio coniglio…?aiutatemi mi e morto il coniglio e nn posso fare piu senza di lui….per me contava ,molto…potreste accendere una stellina per lui in segno di comprensione verso di me…grazie…nn lo faccio per i punti e se lo pensate a causa di altre persone che scrivono cose del genere per avere punti nn confondetemi cn loro perche sto soffrendo davveroooo…grazie a tutti…
Tralasciando la polemica sui punti, Simply the best trasmette alla comunità il suo intenso dolore, in attesa di parole di conforto e accensioni di stelline in segno di comprensione. Io forse avrei risposto con la ninna nanna del coniglietto, una filastrocca che sembra parlare di maltrattamenti in famiglia. Ma come risposta migliore alla domanda è stata votata questa:
Sembrano due parole forse senza significato ma
mi dispiace.
So quant’è dura la morte di qualcuno di caro, che sia animale o umano.
Solo il tempo lenirà le ferite, ma anche se morto rimarrà sempre nel tuo cuore.Un abbraccio.
Parole semplici, forse banali, ma con i giusti spazi tra una frase e l’altra, la resa è ottimale: enfasi discreta che suona sincera. Ancora una volta il ritmo è tutto. Ma più che la risposta quello che mi ha colpito è il motivo per cui Simply the best ha votato questa risposta. La spiegazione la dà lei stessa nel commento successivo:
grazie sei stat l’unica che si e soffermata sul mio dolore senza raccontare la propria esperienza…kiss
Hai ragione, Simply the best. Quel che conta è il MIO dolore. Ad esempio, un’immagine molto triste che mi ha accompagnato per alcuni mesi del 2009 è stata la gabbietta di Stewie, il criceto che mia sorella aveva preteso in uno dei suoi frequenti momenti di infantile tirannia. Dopo l’ovvia eppure inaspettata morte di Stewie la sua gabbietta – con la ruota, la boccetta dell’acqua e insomma tutte le sue ridicole cose – è rimasta per mesi lì dove stava, in uno degli angoli meno frequentati della casa, al sicuro da spiacevoli seppur passeggeri sentimenti di colpa. Ogni volta che passavo guardavo la sua ruota e mi deprimevo. Capitava che appena uscito dalla doccia passassi lì di fronte fischiettando, con indosso l’accappatoio, ma se per caso i miei occhi si posavano su quella che un tempo era la dimora del criceto Stewie allora immediatamente mi deprimevo, smettevo di fischiettare e sospiravo. A un certo punto passavo lì davanti apposta per vedere quella beffarda metafora rappresentata dalla ruota immobile di Stewie, per assaporare un po’ di quella piccola tristezza e controllare se ancora provavo dispiacere. Sono andato avanti così per un po’ ma poi alla fine l’ho buttata nella pattumiera. E’ l’elaborazione del lutto, kiss.
p.s.
Ricordatevi che il 10 sett è la giornata mondiale della prevenzione contro il suicidio. Se notate strani segnali comportamentali provenire dal vostro criceto o coniglio, intervenite immediatamente. Ne parlavano in tv e ho appena sentito un esperto dire “comportamento suicidario”.
2 risposte su “Pianse tanto quel coniglietto che alla fin si addormentò”
è difficile dire qualcosa per i lutti altrui. non cè la risposta giusta come su yahoo answers perchè il tuo unico controllore è nascosto dentro chi ascolta. e questo nano nascosto dentro chi ascolta non si fa vedere spesso. Nasce quando nasce il nostro amico umano, ma ha uno sviluppo proprio, quasi indipendente dagli aspetti quotidiani della vita. Noi conosciamo il nostro amico in un normale pomeriggio di primavera, eppure percepiamo l’ombra del nano dentro di lui, e gli vogliamo parlare per sentire cos’ha da dire.
Ha da dire poche cose: Mi sono profondamente offeso quando avevo solo 7 mesi, stavo sul seggiolone e mi avete fatto assaggiare il limone per vedere se ridevo o piangevo. ho riso per farvi felici perchè il mio spirito è sempre stato più determinato del vostro.
mi avete fatto incazzare quando alle elementare mi avete dato un voto bassissimo per il miglior compito di matematica mai svolto, e solo perchè avevo applicato una geometria non euclidea che voi non conoscevate.
è inutile che non mi abbiate fatto entrare nella band, la batteria la suonavo male è vero però ci tenevo a fare qualcosa con voi.
Ora, di fronte al lutto del vostro amico avete di fronte il suo nano interiore, determinato a sopravvivere. e non hai armi, e vuole la sua vendetta.
ps. mi dispiace