Categorie
Post

The Social Network

Ho visto “The social network” di David Fincher. Bello, ben diretto, molto ben scritto. Riesce a far diventare epica una storia teoricamente noiosa. Nella storia mancano due cose, la cui assenza mi ha colpito:

I PUGNI. I nerd infatti non fanno mai a pugni. Un sacco di scene di questo film, normalmente, se si fossero svolte in un altro contesto, un contesto non-nerd, si sarebbero risolte con i pugni, immagino quasi sempre diretti al protagonista: l’infantile, arrogante e arrivista Mark Zuckerberg. Non è un caso e anzi credo sia una scelta voluta, e direi anche ostentata, dello sceneggiatore Aaron Sorkin. Si nota soprattutto in tre scene: una quando il “buono” Eduardo viene deriso e insultato da Justin Timberlake/inventore di Napster, nell’indifferenza quasi autistica dell’ex amico Zuckerberg: il buono si avvicina, prende un bel respiro e a quel punto ti aspetti un bel pugno classico da film americano, e invece no. Non succede niente. In una scena successiva si ripete tutto uguale, ma questa volta il buono Eduardo fa uno scatto improvviso che spaventa Timberlake, però anche questa volta se ne va senza toccarlo (ma dice di “sentirsi un duro”, e invece di spaccare teste spacca un portatile). In un’altra scena ci sono i due gemelli canottieri che, presa coscienza del fatto che il nerd malvagio Zuckerberg ha fottuto la loro idea e li sta tranquillamente prendendo per il culo, pensano semplicemente di fargliela pagare prendendolo a pugni, ma uno dei due si oppone dicendo che “queste cose ad Harvard non si fanno” (risultato: Zuckerberg fonda Facebook e diventa miliardario). Insomma, nel film la violenza fisica è abolita e si manifesta invece in forma di avvocati, diffide, citazioni e ( – qui qualcuno mi ha sparato prima che scrivessi “quant’altro”). Il risultato è che sono uscito dal cinema con la voglia di prendere a pugni qualcuno con i capelli rossi. O Justin Timberlake. Ovviamente non l’ho fatto, ma mi sono applicato nel mio solito esercizio post-cinema. E cioè: come sarebbe stato questo film se tra gli interpreti ci fosse stato Bruce Willis, magari nella parte di Eduardo? Secondo me, molto diverso.

I VECCHI. I nerd sono incapaci di gestire normali relazioni umane, e questo va bene finchè hanno vite tranquille e insignificanti. Ma cosa succede se si lanciano in una mega iniziativa imprenditoriale e diventano potenti ricchi e famosi? Dolore, rancore, vendetta, solitudine, disperazione e pompini nei bagni. La storia è più o meno questa. Durante l’epica ascesa di Zuckerberg si vedono sempre e solo ventenni che prendono decisioni epocali e non c’è mai nessuno sopra i trent’anni, tranne avvocati e commercialisti. Anzi, l’adulto della situazione, che infatti fa da guru per Zuckerberg, è il malefico e un po’ cazzone fondatore di Napster interpretato da Justin Timberlake, di soli 5 anni più grande di lui. Assenti invece padri, madri, zii e nonni dispensatori di consigli saggi e determinanti in punto di morte (assieme ai pugni un altro grande classico del cinema americano). E’ una situazione stile signore delle mosche, però con studenti, nerd e programmatori che diventano miliardari. L’unico padre presente nel film è quello dei due gemelli canottieri ed eterni sconfitti, ma che in questa lotta 2.0 si rivela totalmente inutile, nonostante i suoi soldi, i suoi avvocati e le sue conoscenze. Anche gli scrupoli che i due gemelli si fanno su cosa è giusto o non è giusto fare sembrano cose da vecchi, non importanti se stai costruendo una cosa cool e di successo come Facebook. Non a caso a un certo punto i due raccontano di aver inseguito Zuckerberg nel cortile di Harvard senza riuscire a raggiungerlo. “Poi lui è sparito”. Ma com’è possibile? Due sportivi muscolosi e allenatissimi che si fanno sfuggire un nerd in ciabatte che vive seduto davanti al computer? Anche qui non è un fatto fisico, ma di mentalità: loro vecchi, lui giovane. E l’improbabile sparizione di Zuckerberg sottolinea anche il suo aspetto poco umano e quasi soprannaturale. In questo senso è uno dei migliori mostri con i capelli rossi apparsi nel cinema degli ultimi anni.

8 risposte su “The Social Network”

a quanto vedo però zukemberg (quello “reale”) sembra abbastanza palestrato. che sia l’effetto della fama? il film non l’ho visto ancora quindi non posso dire niente, in realtà vorrei chiederti una cosa che assolutamente non capisco. Cosa c’è di interessante che ti ha fatto pensare “ah, stasera vado a vedere questo film?” cioè io non ci trovo nessuna “motivazione”, il suo sito lo uso per lavoro e nell’idea non ci trovo niente di “nuovo” solo una incredibile concatenazione di eventi che gli hanno fatto raggiungere la massa critica di utenti che chiamano altri utenti. Insomma tim berners lee ha inventato internet, che contiene tutto, facebbok, google, email, video, youtube, e il porno. Ecco quello era una cosa “nuova”. non vorrei sembrare noioso anche io però, con frasi che si possono leggere ovunque. Però davvero non capisco cosa ci sia di interessante. storia? trama? regia? attori? per dire, ieri ho visto l’ultimo episodio di Fringe e quello mi interessa, attori, trama, regia.

inizialmente anche io mi chiedevo come potesse interessarmi un film su facebook. infatti non è un film su facebook. è come dire che “il petroliere” (capolavoro) è un film sul petrolio. che me ne frega del petrolio? infatti non parla di quello. parla di rapporti e sentimenti umani, e così pure the social network, che può emozionare e tenere col fiato sospeso anche chi non sa nemmeno cos’è internet. è bello, ben diretto, molto ben scritto. e riesce a far diventare epica una storia teoricamente noiosa.

LOL, lo sapevo. detto ciò: il petroliere è 3,81 volte più bello. ah ma quasi quasi stasera me lo rivedo.

allora ieri sera l’ho visto. pareri tecnici a parte (ottima regia, sceneggiatura, attori discreti, ottimi tempi e soprattutto scena coi volumi “sbagliati” nella discoteca momento di emozione spettacolare). m’è piaciuto, grazie per il consiglio. è il tipo di film che mi fa pensare che vorrei vedere come va a finire, mi fa venire in mente un sacco di domande tipo “ma lui è davvero COSI’ sheldon, o è solo il personaggio?” a giudicare dall’intervista a bush che ho visto ieri, e da come zuke si metteva le mani in tasca non appena poteva per timidezza direi che si, ha un dramma emozionale notevole. Ma poi questo fantomatico “migliore amico” che lui avrebbe perso fottendogli la percentuale perchè stava a new york e non gli è stato vicino? insomma mi sono appassionato alla saga. ho anche pensato che in fondo lui è uno di quei personaggi monobattuta che mi fanno sognare (tipo Zongo di quel fumetto enorme che è “la fortezza”, tipo meeeet demon di team america e cosi via), anche perchè resta immutato dall’inizio del film fino alla fine. Programma, è acido, programma è acido, programma è acido dall’inizio alla fine. Ho anche provato a darmi una spiegazione, che potrebbe essere lo scarso lasso di tempo di cui il film racconta, cioè solo pochi anni. Ci sta che uno in pochi anni non cambi di una virgola, che stia impegnato e focalizzato sulle sue cose dimenticando il resto del mondo. In realtà il dramma del dare il 100% della propria vita ad un progetto è parte integrante del sogno americano, che ci ha coinvolti da quando siamo nati sentendone le eco in tutti i media che abbiamo visto/ascoltato provenienti dagli usa. E insomma sei single, super ricco, zero umanità, un personaggio che finalmente è protagonista. Insomma appena esce il 2 vado subito a vederlo. grazie. ciao

visto solo ieri (a proposito, ho linkato questa recensione su facebook hihihihihi ^_^) e devo dire che la scena della discoteca è davvero una trovata coi fiocchi.
però non mi toccare andrew garfield (come il gatto hihihihihih ^_^) che sta scalando la mia personale classifica di attore che piace a totonno (l’hai visto “Boy A”?)

ti sei appeso in camera il poster di andrew garfield?

comunque in quel film mi è piaciuto. boy A invece non l’ho visto. scaricherò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *